
Noto, 06 Agosto 2025 – Un epilogo drammatico e inaspettato si è abbattuto sulla già tragica vicenda dell’omicidio di Sara Campanella, la 22enne trovata senza vita nella sua abitazione. Stefano Argentino, 27 anni, di Noto, l’ex collega di università e principale accusato dell’omicidio, è stato trovato senza vita nella sua cella del carcere di Gazzi, a Messina. Si è impiccato durante la notte, approfittando di un momento di distrazione degli altri due detenuti che condividevano la cella con lui.
Argentino era stato arrestato il 31 marzo, poche ore dopo il delitto che aveva scosso l’intera comunità e riportato al centro dell’attenzione il dramma della violenza di genere. Nonostante fosse stato inizialmente sottoposto a un regime di alta sorveglianza, da alcune settimane il giovane era stato trasferito in una sezione ordinaria. Sembrava che stesse superando un periodo di profonda crisi, avendo da poco ripreso a nutrirsi dopo aver rifiutato il cibo per giorni. Non c’erano, dunque, segnali evidenti che potessero far presagire un gesto così estremo.
La notizia ha gettato un’ombra ancora più cupa sulla famiglia di Sara Campanella. L’avvocata Concetta La Torre, che assiste la madre della giovane, ha espresso il profondo dolore dei suoi assistiti. “È l’epilogo terribile di una storia terribile,” ha dichiarato. “Ha deciso lui le sorti di due famiglie. Per noi è un colpo molto doloroso. Non possiamo che essere addolorati in questo momento. Non ci sono parole per descrivere i sentimenti che stanno provando i familiari di Sara.”
La morte di Argentino, che spegne ogni possibilità di un processo e chiude la vicenda penale, lascia un vuoto incolmabile e ferite profonde. Rimane il ricordo di Sara, una studentessa piena di vita, tornata a casa dopo aver interrotto la sua relazione con l’accusato. Le indagini avevano documentato tensioni e segnali preoccupanti, culminati in una violenta lite che ha portato alla tragedia.
Il suicidio in carcere riaccende un dibattito cruciale sulle condizioni psicologiche dei detenuti accusati di reati gravi e sull’adeguatezza dei sistemi di controllo all’interno delle strutture penitenziarie. Ancora una volta, si solleva la questione sull’incapacità del sistema di intercettare e prevenire l’escalation della violenza, sia prima che dopo l’ingresso in carcere.
Ora rimane solo il silenzio, quello irreversibile della morte, e il dolore incolmabile per due giovani vite spezzate e per due famiglie travolte da un destino che sembra non lasciare scampo.
3 commenti su “Noto. La tragica fine di Stefano Argentino: il suicidio in carcere chiude il caso dell’omicidio di Sara Campanella”
Scelta corretta.
Ha evitato soldi per processo, sentenze, appelli, 25 anni di carcere vitto e alloggio.
Un favore alla società.
Ha levato un peso ad entrambe le famiglie.
Nessuno si chiede perché persone con problemi psichici lievi o gravi siano liberi di vivere in un contesto sociale abbandonati a se stessi e solo quando combinano qualcosa vengono sottoposti a ricoveri forzati in psichiatria e poi riaffidati alle famiglie o alle comunità? La legge Basaglia, con la chiusura dei manicomi, è stata l’ espressione di una grande civiltà e umanità che però ha trovato tutti (servizi sanitari, famiglie, cittadini, governanti) totalmente impreparati ad affrontare il problema. E nonostante siano passati decenni anche oggi nessuno si pone il problema di affrontare il tutto nel modo giusto, abbandonando la gra parte dei malati di mente a sé stessi e alle proprie famiglie.
… Pardon… volevo dire problemi psichiatrici.