
Ragusa, 20 luglio 2025 – Ancora una volta, il Pronto Soccorso dell’ospedale Giovanni Paolo II di Ragusa è stato teatro di scene “a dir poco vergognose” nella serata di sabato 19 luglio. La segnalazione arriva dal presidente del Comitato Civico Articolo 32, Rosario Gugliotta, che denuncia una situazione ormai insostenibile.
Persone in attesa da oltre 10 ore, sistemate alla meno peggio per la cronica carenza di barelle. Anziani lasciati su una sedia fin dal mattino, senza adeguata assistenza e senza alcuna informazione sul codice di priorità assegnato. La situazione è aggravata dalla presenza di un solo medico costretto a seguire contemporaneamente decine di utenti.
Il personale infermieristico, “chiamato a destra e a manca”, oltre a coadiuvare il medico e accudire i pazienti, deve affrontare l’esasperazione delle persone in attesa e, se necessario, svolgere mansioni da barelliere. Un vero e proprio “inferno” che mette a dura prova i nervi sia del personale sanitario che degli utenti.
Cittadini esasperati hanno inviato foto che confermano gli effetti di una “scelta scellerata”: lasciare un solo medico ad assistere decine di persone in una situazione di emergenza climatica, peraltro annunciata, che colpisce soprattutto i più fragili e gli anziani.
Il “caricabarile” verso il Pronto Soccorso, che si trova a gestire anche casi non eccessivamente complessi, è ormai una costante. È evidente che le misure di emergenza non possono limitarsi a chiedere il prolungamento dei turni di lavoro al personale sanitario.
Servono misure organizzative nuove, più volte indicate, basate sulle raccomandazioni delle istituzioni scientifiche in medicina d’emergenza-urgenza, e come evidenziato da uno specifico studio dell’Università Bocconi.
Nei casi meno complessi, il personale infermieristico (senior o appositamente formato) deve essere autorizzato, ancor prima della visita del medico di Pronto Soccorso, ad accompagnare direttamente i pazienti nei reparti di competenza per essere assistiti dai medici di reparto.
Queste scelte organizzative hanno dimostrato una sensibile riduzione dei tempi di attesa e un alleggerimento delle tensioni tra utenti e personale sanitario.
Certamente si tratta di soluzioni tampone, ma il presidente Gugliotta sottolinea che è il risultato che si sta pagando “sull’altare di una sanità trasformata da servizio sociale ad azienda animata da logiche commerciali.”