
Modica, 19 Luglio 2025 – Un’ombra inquietante si allunga sulla morte della professoressa modicana Gingina Bergamasco, venuta a mancare lo scorso 14 luglio dopo un ricovero nel reparto di oncologia dell’Ospedale “Giovanni Paolo II” di Ragusa. La salma della donna è attualmente bloccata su richiesta dell’avvocato Ignazio Galfo, tendente ad ottenere l’autopsia, e in attesa, dunque, della decisione del Pubblico Ministero. Si fa strada l’ipotesi di un drammatico errore nella somministrazione di farmaci, che potrebbe aver causato un avvelenamento da sovradosaggio. Lunedì dovrebbe arrivare la decisione se autorizzare l’esame autoptico, autorizzare una consulenza tecnica o restituire la salma alla famiglia.
La professoressa Bergamasco, figlia dell’indimenticato musicista, il maestro Gianni, da anni affetta da un tumore, seguiva una terapia farmacologica domiciliare prescritta dall’oncologo, ritirando i farmaci specifici presso la Farmacia dell’Ospedale di Modica. Circa dieci giorni prima del decesso, era stata ricoverata in gravi condizioni nel reparto di oncologia di Ragusa. Le prime indagini sembrano escludere responsabilità dirette del reparto, che avrebbe anzi tentato di contrastare gli effetti di un sospetto sovradosaggio con farmaci antagonisti.
“Ho presentato una denuncia lo scorso 15 luglio – dice l’avvocato Galfo – e due giorni fa un’integrazione di denuncia. A questo punto dobbiamo solo attendere la decisione della magistratura”
Il vero nodo della questione riguarda proprio la presunta non conformità dei medicinali consegnati alla donna. Secondo le voci, che dovranno essere accertate dalle autorità, pare che il piano terapeutico indicasse l’assunzione di 8 pillole da 120 mg. Tuttavia, la donna avrebbe ricevuto e assunto pillole di un dosaggio nettamente superiore (500 mg). Questo avrebbe comportato l’ingestione di 4000 mg in pochi giorni invece dei 1200 mg previsti, una dose che si presume fatale e che avrebbe causato alla professoressa sofferenze atroci prima del decesso.
La famiglia della professoressa Bergamasco, descritta come una persona che, nonostante la malattia, era in buone condizioni generali, indipendente e attivamente inserita nella vita sociale della parrocchia di Santa Maria di Betlemme, desidera più di ogni altra cosa che sia fatta chiarezza. L’obiettivo è accertare che la morte sia dovuta a un avvelenamento da sovradosaggio, per rendere giustizia alla memoria della donna.
La gravità della situazione è stata sottolineata anche dal parroco Don Antonio Forgione, che per primo ha annunciato il rinvio delle esequie della professoressa “per ragioni legali”. Ora spetterà agli inquirenti e ai vertici dell’ASP 7 di Ragusa fare luce su questa tragica vicenda e stabilire le responsabilità.
2 commenti su “Sospetto caso di malasanità a Modica sulla morte di Gingina Bergamasco”
R.i.p.Gingina accanto a tuo papà 💐
Ci sarebbe da indagare sulle centinaia di persone lasciate sulle barelle durante quella che fu definita tipo pandemenza