
L’ 11 ottobre 2018, la nostra comunità ha perso Maria, una donna di 66 anni, nonna e madre amorevole, che ha dedicato la sua vita alla famiglia e agli affetti, strappata alla vita in un atto di crudele violenza. Sei anni dopo quel tragico giorno, il dolore rimane vivo nei cuori di chi l’ha conosciuta e amata. Maria non è solo una vittima, ma un simbolo della battaglia contro la violenza di genere che ancora colpisce troppe donne.
Maria era una nonna, una figura di riferimento nella comunità ragusana, fonte di saggezza e di amore per i suoi cari e non solo. Il suo ricordo ci invita a riflettere sulla gravità del femminicidio, che non conosce età, status o condizione sociale. È una piaga che tocca ogni donna, e ogni vita persa è una ferita indelebile per l’intera società.
Il femminicidio non è solo una tragedia personale, ma una violazione dei diritti fondamentali, un crimine che ci obbliga a confrontarci con una cultura che, troppo spesso, non sa proteggere le donne. La storia di Maria ci ricorda quanto sia essenziale continuare a lavorare affinché nessun’altra donna debba subire una simile violenza. È una chiamata a rafforzare l’educazione, la prevenzione e la consapevolezza, per contrastare i pregiudizi e le disuguaglianze che alimentano la violenza.
Oggi, ricordiamo Maria e tutte le nonne, madri e figlie che sono state vittime di femminicidio. In questa giornata di memoria -11 ottobre -, ci stringiamo alla famiglia di Maria, portando nel cuore il suo esempio di amore e dedizione. Il suo ricordo vive non solo nei cuori di chi l’ha amata, ma anche nel nostro impegno a costruire un futuro in cui ogni donna, a qualsiasi età, possa vivere libera dalla paura e dalla violenza.