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Ragusa, sold out per Claudio Bisio al Teatro Duemila

Tempo di lettura: 2 minuti

Sold out e applausi per “La mia storia raccontata male”, lo spettacolo monologo portato in scena ieri sera da Claudio Bisio al Teatro Duemila a Ragusa.
“La prima volta che mi sono fidanzato, non ero presente. Il momento in cui Federica mi ha detto di sì, non l’ho vissuto, ne ho un resoconto frettoloso. Ne so pochissimo perché non c’ero. Invece, quando mi ha lasciato, c’ero anch’io”. È questo l’incipit del romanzo “L’animale che mi porto dentro” di Francesco Piccolo e che costituisce una delle tante frasi surreali con le quali Claudio Bisio ha arricchito il suo nuovo spettacolo, dal titolo “La mia vita raccontata male” in cui, tra il serio e il faceto, racconta la sua vita e di quella delle tante persone del vivere quotidiano a lui accomunabili. Un monologo godibilissimo quello di ieri sera al Duemila di Ragusa nell’ambito della stagione di Teatro in primo piano che, non a caso, ha fatto registrare uno straordinario sold out.
Applausi convinti e grandi emozioni per il pubblico in sala.
Dopo gli one man show tratti da testi di due scrittori satirici come Michele Serra e Daniel Pennac, Bisio, questa volta, ha scelto un’altra eccellenza della scrittura italiana come Francesco Piccolo attingendo materiale da alcune delle sue opere più rappresentative.
Brevi racconti di poche righe, aneddoti surreali, aforismi, e ne ha assemblato il tutto con l’aiuto del regista Giorgio Gallione. Il risultato è il resoconto di episodi esilaranti ma anche meno comici che costituiscono il bagaglio del suo vissuto, partendo dall’adolescenza fino al presente.
L’attore si muove sulla scena costituita da un cumulo di libri, da un divano e da piccoli schermi televisivi che vengono messi in funzione quando è rammentata la sigla della “Canzonissima” del 1969 dove le Gemelle Kessler cantavano “Quelli belli come noi” che suscitavano i primi sogni erotici adolescenziali. Era anche il periodo in cui lui, in contrasto con suo padre che lo prendeva in giro, si sentiva comunista più perché innamorato di una ragazza marxista che per credo politico. D’altra parte, quelli erano anche gli anni ribelli del ’68 che creavano dissapori tra figli e genitori. Alle sue spalle, a fare da contrappunto alle sue
narrazioni, i due chitarristi Marco Bianchi e Pietro Guarracino.
Bisio trae la considerazione finale che “la vita non si vive come la vuoi tu, ma come la vuole lei”.

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