
L’arrivo delle bollette dell’energia, in questi giorni, sta mettendo in ginocchio le imprese siciliane. E’ un quadro molto complesso e che rischia di diventare tragico per le attività produttive. “Se nella bolletta riferita al mese di luglio, un bar si vede balzare il costo dell’energia dai 5mila euro dello scorso anno ai 17mila euro di oggi, si capisce bene che non ce la può fare. In questi giorni, tra l’altro, è arrivata anche la comunicazione della banca che annuncia l’aumento unilaterale dei costi delle commissioni sui pagamenti elettronici. E tutto ciò in un periodo in cui gli incassi calano mediamente del 10-15% visto che le famiglie spendono di meno mentre i costi raddoppiano e anche più. In queste condizioni, è impossibile lavorare”. Il presidente regionale Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti, sintetizza in questi termini lo stato d’animo di molti imprenditori che in questi giorni si trovano a fronteggiare una situazione non più gestibile a causa dell’aumento di tutti i costi e delle utenze, soprattutto sul fronte energetico.
“Come Confcommercio Sicilia – prosegue Manenti – abbiamo difeso con le unghie e con i denti le nostre imprese nei due anni della pandemia. Chi è riuscito a superare le enormi difficoltà che ci sono state, a costo di grandi sacrifici, si trova oggi di fronte a sfide altrettanto impattanti. Il caro energia sta diventando una emergenza prioritaria, con ripercussioni dirette pesantissime sulle imprese e sull’inflazione. Le nostre imprese sono nuovamente a rischio chiusura, con tutto ciò che ne consegue: storie d’impresa cancellate, perdita di saperi e soprattutto di tanta forza lavoro che è una risorsa preziosa, un mix che ha definito nel tempo anche il carattere dell’accoglienza turistica nella nostra regione. Chiediamo che la politica, impegnata nella campagna elettorale, e le istituzioni si facciano carico di questa emergenza”.
Il confronto possibile, come riportato dal centro studi Confcommercio, già da oggi indica che tra luglio 2021 e luglio 2022 gli aumenti della spesa annuale sono arrivati a toccare punte del 122% per l’elettricità e del 154% per il gas e, nel dettaglio, gli alberghi hanno speso in media 55mila euro in più per l’energia elettrica, seguiti dai negozi di generi alimentari (+18mila), dai ristoranti (+8mila), dai bar e dai negozi non alimentari (+4mila per entrambi). Stessa musica per il gas, con settore alberghiero a +15mila euro e ristoranti a +6mila, mentre per bar e negozi il rincaro annuale si situa tra il 120% e il 130%. “Non è ammissibile – conclude Confcommercio Sicilia – che le nostre attività saltino per aria. Come corpo intermedio, la nostra associazione cercherà da subito di fare attivare un tavolo regionale legato alla crisi energetica. Avanzeremo proposte specifiche per soluzioni che anche a livello regionale possano essere intraprese con urgenza. Chiederemo agli istituti bancari di attivare delle convenzioni a livello regionale. E’ un momento molto delicato per l’economia. Siamo vicini a imprese e imprenditori anche se, dobbiamo dirla tutta, molti stanno sottovalutando il problema. E’ nostro dovere intervenire nel modo più congruo e cauto possibile. Abbiamo, però, bisogno della collaborazione di tutti per affrontare il problema e trovare le giuste soluzioni a livello regionale nonostante la campagna elettorale in corso. Su cosa si basa la politica se non provare a dare risposte a chi si trova in difficoltà? Se non si cambia subito verso, ci attende un autunno difficile da affrontare. E dopo due anni di pandemia, non se ne sente affatto il bisogno”.













3 commenti su “Confcommercio. Bollette energia. Imprese siciliane in ginocchio”
Credevano che le bollette aumentavano solo per le famiglie? Gli aumenti porteranno recessione. Se si andava in pizzeria nei fine settimana, adesso si va una volta al mese, o per niente!! Si fanno le cose necessarie. E non diciamo per favore che la colpa sia per la caduta di sua maestà Mario. Ormai gli italiani cerchiamo di sopravvivere…….ci saranno tempi duri.
Sig. Manenti Lei è proprio forte, chiede aiuto alla politica per il “caro tutto”, la stessa politica e gli stessi volti dovrebbero cambiare le cose quando sono gli stessi promotori del caos e dei disagi che presto non saranno tali perché saremo in recessione. Voi in questi anni gli avete prestato il fianco in tutto e per tutto, avete assecondato e permesso di massacrare una classe lavoro che “voi” avreste dovuto difendere ad ogni costo. Ma siccome a qualcuno di tanto in tanto lo facciamo candidare (vedi queste elezioni) facendo il salto di qualità, allora vi limitate a diramare comunicati strappalacrime per dimostrare il vostro incessante interesse verso le piccole imprese che ormai sono stati spremuti e non c’è più succo.
L’unica cosa che può fare oggi un piccolo commerciante o artigiano per arrivare a pagare i rincari subiti senza una vera ragione, è non pagare le tasse.
Nella sostanza o paghi le bollette per lavorare (anche se male), oppure paghi le tasse e chiudi! Perché alla fine è questo quello che succederà, dal “caro tutto” al “caro estinto” il passo è breve!
Il problema è macroeconomico e geopolitico. L’impalcatura dell’industria europea è costruita sul gas russo, che risulta: di ottima qualità, disponibile on demand e a buon mercato. Pensare di abbandonare il gas russo per rifornirsi da altre fonti, pagandolo a prezzo TTF o addirittura maggiore, pur di non arrivare a una soluzione diplomatica della crisi ucraina è la più grossa idiozia che mente umana possa concepire (ma non ci avevano detto che Draghi era quello intelligente?). Il governo, come avvenuto in Germania, avrebbe dovuto avvisare i cittadini dei rischi cui andavano incontro per la propria condotta scellerata. Il governo che verrà dovrà, per forza di cose, pensare solo al proprio Paese e non a procrastinare un’egemonia (quella statunitense) a costo del fallimento del proprio apparato economico. Qualcuno sa che il 50% dell’energia elettrica prodotta in questo Paese viene da impianti turbogas?