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SCUOLA, SOCIETA’ E TERRITORIO… di Domenico Pisana. Riportare il merito nella scuola e ricreare rapporti di fiducia scuola-famiglia /4

“Riportare il merito nella scuola e nella società. Il nostro Paese sta attraversando una grave emergenza educazione che si misura nella scuola, ma anche nelle famiglie che sono in crisi; non è possibile che ci siano scuole vandalizzate due volte alla settimana, è necessario ricreare un rapporto di fiducia tra scuola e famiglia e condividere insieme un percorso, ridando prima di tutto un ruolo dignitoso agli insegnanti e ricreando le basi per vincere la sfida della qualità facendo in modo che la scuola sia seria”. Queste parole ebbe a pronunziarle diversi anni fa l’ex ministro della Pubblica Istruzione, Fioroni, nel corso di una due giorni organizzata dalla Regione Liguria sul tema “Educare per crescere”; su queste considerazioni voglio incentrare alcune riflessioni che mi sembrano essenziali all’interno del quadro di emergenza educativa nella scuola italiana. Tre le questioni rilevanti che ancora oggi, dopo tante riforme che si sono susseguite con i vari governi della Nazione, mi sembrano importanti.
1. Il ritorno al merito
Nella scuola italiana, che con l’introduzione dell’autonomia ha subito un processo di accorpamento e di aziendalizzazione, si sta correndo il serio rischio di perdere di vista il “merito”. E difatti si va constatando sempre più come , ad esempio sia nella scuola primaria che nella scuola media di primo grado, ormai la “non promozione” sia uscita di scena; sembra quasi essersi affermata l’idea che un Diploma non si nega a nessuno. E così accade che buona parte dei ragazzi è promossa anche quando non raggiunge gli obiettivi minimi essenziali, con la conseguenza di dar vita ad una nuova categoria di poveri nel sapere, ma anche nella vita. “Riportare il merito” , a mio avviso, significa non rinunciare al raggiungimento degli obiettivi di apprendimento da parte di ogni singolo allievo. La scuola è per tutti e non deve discriminare nessuno perché l’istruzione e la formazione sono un bene comune, ma la scolarizzazione non deve escludere la distinzione fondata sul “merito” dimostrato sul campo.
2. Ricreare il rapporto di fiducia tra scuola e famiglia
L’accentuarsi della crisi della famiglia di oggi non può non avere un riflesso sul rapporto con la scuola. I modelli protezionistici o, al contrario, di disinteressamento verso i figli sta rendendo sempre più difficile il rapporto scuola-famiglia, e queste due realtà anziché collaborare per la crescita umana e culturale dell’alunno-figlio, finiscono per entrare in conflitto, riversando l’una sull’altra le responsabilità del fallimento scolastico. Per evitare questo è allora importante che la conduzione dei rapporti sia improntata ad alcuni criteri essenziali:
a) la comunicazione produttiva e serena tra docenti e genitori, visto che entrambi hanno a cuore la formazione dell’allievo; b) l’attivazione di un rapporto di fiducia reciproca, di trasparenza e, soprattutto, di coinvolgimento attivo e di corresponsabilità, sicché tra docenti e genitori non si comunica solo nell’incontro formale di un ricevimento periodico, ma si stabilisce una interazione costruttiva nel rispetto delle competenze specifiche; c) la ricerca di strategie utili affinché scuola e famiglia possano insieme intervenire nel processo di apprendimento e di formazione dell’alunno e superare, così, quei momenti difficili che potrebbero compromettere il successo scolastico. In un contesto così caratterizzato, la conduzione dei rapporti con la famiglia deve dunque prefiggersi non obiettivi contrapposti, ma di reciproca e positiva collaborazione fiduciosa.

3. La sfida della qualità
Riportare la qualità nella scuola italiana implica una revisione della metodologia della didattica., con la quale consentire ad ogni studente di crescere non lasciando indietro nessuno. Qui entra in campo un concetto essenziale, che è quello del “lavoro individualizzato”. Questo non è da confondere con il “lavoro individuale”, che, in fondo, è stato e viene ancora oggi praticato nella scuola; il lavoro individualizzato è tutt’altra cosa. Si tratta infatti di un percorso che viene programmato dal docente in rapporto alle specifiche possibilità di eseguirlo da parte dello studente, quindi tenendo conto dei prerequisiti in suo possesso, dei suoi interessi e delle sue attitudini. In un quadro di “lavoro individualizzato” la scuola non lascia indietro nessuno e fa emergere non la selezione ma la qualità di tutti, espressa su diversi livelli. Una scuola di qualità non è dunque quella che promuove alcuni e boccia altri, ma una scuola che sa istruire educando, far crescere motivazioni in tutti gli allievi con una azione educativa mirata e centrata su metodologie flessibili e rispondenti alle possibilità di crescita e di sviluppo degli allievi secondo le loro diversità socio-affettive, cognitive e comportamentali.

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