
Una presentazione forte, convincente ma anche dura quella che ha fatto Michele Giardina del suo libro “Mal di mare, traffici di vite umane e complicità occulte”, edito da Armando Siciliano, al Palazzo della Cultura di Modica, in occasione del VI “Sabato Letterario” del Caffè Quasimodo di Modica. Il giornalista-scrittore pozzallese, che ha preso la parola in conclusione dell’appuntamento, dopo gli interventi di Enzo Cavallo dell’Associazione Confronto, che ha introdotto i contenuti del libro, ovvero sul fenomeno dei migranti, del presidente del “Quasimodo, Domenico Pisana, e dell’etnoantropologa e scrittrice “storica”, Grazia Dormiente, he ha colto le salienti ed inquietanti domande, cui ogni lettore può dare una risposta, oltre alle letture di alcuni passaggi del libro affidate a Gianni Di Giorgio, Antonella Monaca e Carmelo Di Stefano, membri del Caffè Letterario “Quasimodo”.
Giardina nel suo “accorato” intervento ha parlato delle sue esperienze dirette presso il centro di accoglienza di Pozzallo, fatte di visite giornaliere, di racconti raccolti, di testimonianze attraverso le quali ha voluto punzecchiare i politici, spesso facili nell’assumere impegni sapendo di non saperli portare a termine, se l’è presa con varie istituzioni, dalla magistratura a coloro che dovrebbero essere in prima linea contro i trafficanti di vite che l’autore definisce “debosciati di professione” ,
cioè quelle persone che fanno carriera con false assicurazioni, incassano soldi sfruttando le vite umane dietro una complessa e molto spesso illegale gestione del fenomeno migratorio. In buona sostanza i traffici di vite umane attraverso complicità occulte.
Michele Giardina anche in questa occasione ha fatto riferimento ad un suo articolo pubblicato il 5 gennaio 2017 sul quotidiano “La Sicilia”, dove si adombrava qualche sospetto sulle ONG(Organizzazioni Non Governative) e per il quale fu convocato in Questura come persona informata dei fatti. “Lo scopo di quell’interrogatorio lo ritengo abbastanza sconfortante – dice – per se le forze dell’ordine o la magistratura non non sapevano nulla, vuol dire che i costi di questa struttura sono superflui perché non riesce a conoscere particolari che avevo pubblicato nell’articolo. Altrimenti la convocazione la devo considerare un mero atto intimidatorio perchè probabilmente avevo scoperchiato una pentola a pressione che conteneva verità celate.”
Il finale è stato fortissimo: “Io non mi fermo in questa battaglia – ha concluso lo scrittore – girerò per fare conoscere la verità. Vi invito a passare parole, chi vuole può salire sulla nave “Mal di mare”.













