
Ragusa, 14 novembre 2025 – In occasione della Giornata Europea per la Parità Retributiva (European Equal Pay Day) del 15 novembre, la CGIL di Ragusa richiama l’attenzione su una realtà che, anche nel nostro territorio, resta inaccettabile: a parità di lavoro le donne continuano a guadagnare meno degli uomini, nonostante il principio di uguaglianza sancito dall’articolo 37 della Costituzione, che riconosce alla lavoratrice gli stessi diritti e le stesse retribuzioni spettanti al lavoratore, chiedendo al contempo condizioni di lavoro che non la penalizzino nel ruolo di cura e maternità. Nel 2023 solo una donna su due ha un’occupazione, con livelli di retribuzione femminile tra i più bassi d’Europa, una maggiore incidenza di contratti precari, part-time spesso involontari e carriere più intermittenti. Nel settore privato il gender pay gap medio sfiora il 16,5%, con effetti che si trascinano anche nel momento del pensionamento, traducendosi in assegni sensibilmente più bassi per le donne. Sul piano locale, i dati INPS 2023 relativi alla provincia di Ragusa confermano e aggravano questo scenario. Su 123.848 persone attive nel mondo del lavoro, 48.299 sono donne (di cui 3.194 extracomunitarie): quasi il 39% della forza lavoro provinciale è femminile. Eloquente il dato giornaliero: una lavoratrice a Ragusa guadagna circa 54 euro al giorno contro i 75,3 euro di un lavoratore della stessa provincia, mentre a livello nazionale le medie sono 77,6 euro per le donne e 104,4 euro per gli uomini. “I numeri ci raccontano una verità semplice e durissima afferma Tiziana Celiberti, segretaria confederale CGIL Ragusa: le donne ragusane lavorano di più, guadagnano di meno e, in aggiunta, devono farsi carico del lavoro di cura che supplisce alle carenze dei servizi socio-sanitari. In un contesto in cui l’articolo 37 della Costituzione dovrebbe essere bussola concreta delle politiche del lavoro, continuiamo invece a registrare precarietà, part-time involontario, ostacoli alla carriera e retribuzioni più basse. Non è una naturale “vocazione al sacrificio”, è una ingiustizia strutturale. Per questo chiediamo interventi immediati su contrattazione, politiche attive per l’occupazione femminile, potenziamento di asili nido, servizi educativi e di assistenza, affinché le donne non siano costrette a scegliere tra reddito e cura, tra lavoro e dignità.” “Il gender pay gap afferma Giuseppe Roccuzzo, segretario generale CGIL Ragusa: non è un dato statistico neutro: è il segno di un modello economico e sociale che continua a considerare il lavoro femminile come “accessorio”. A Ragusa, dove le retribuzioni sono già mediamente più basse che nel resto del Paese, questo si traduce in un doppio sfruttamento, di territorio e di genere. Come CGIL ci impegniamo ad aprire vertenze nei luoghi di lavoro, a contrastare il lavoro povero e il part-time non volontario, a chiedere alle istituzioni locali di usare ogni leva disponibile, dai fondi europei alla programmazione sociale, per creare buona occupazione femminile, stabile, qualificata e giustamente retribuita. La parità salariale non è un obiettivo “di nicchia” per addette ai lavori: è una questione di democrazia, crescita e futuro del nostro territorio.” La CGIL Ragusa attraverso le Camere del Lavoro diffuse su tutto il territorio provinciale continuerà a dare voce e supporto alle donne che subiscono il divario retributivo e ponendo in essere le conseguenti azioni sindacali concrete.












