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Modica. Le tele di S. Giovanni tornano al loro posto. Ieri la scopertura dopo il restauro

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Sono state riconsegnate ufficialmente ieri sera alla comunità religiosa le quattro pregiate tele del XVIII secolo custodite nella Chiesa di S. Giovanni a Modica Alta. Le tele rappresentano S. Francesco da Paola, S. Maria Maddalena, il Transito di S. Giuseppe e Santa Margherita da Cortona. La loro storia è molto particolare e comincia nel lontano 2002 quando la chiesa fu chiusa per permettere i lavori di ristrutturazione che andarono avanti per anni. Durante tutta la durata dei lavori nessuno pensò a mettere al riparo queste preziose testimonianze artistiche che infatti ne uscirono oltremodo danneggiate. Furono quindi accantonate e sistemate in un magazzino. Fu solo nel 2022 che rividero la luce grazie al parroco Don Roberto Avola, che si era insediato da poco. Il sacerdote ottenne l’autorizzazione della Sovrintendenza ai Beni Culturali ad esporli ugualmente nonostante il pessimo stato di conservazione. Ad interessarsi al loro destino fu nel 2024 l’Onorevole Ignazio Abbate che riuscì a trovare i fondi necessari a riportarli “in vita”. E così lo scorso 11 dicembre presero la strada dell’Umbria per essere trattati da una delle migliore ditte a livello internazionale che si occupano di restauri di opere d’arte. Ieri il loro ritorno trionfale a casa, accolte  al termine della celebrazione eucaristica alla quale ha partecipato anche il vicario Don Stefano Modica: “Quello di oggi è un ritorno molto importante non solo per la Chiesa di S. Giovanni ma per l’intera città. Parliamo di quattro opere d’arte di altissimo pregio che rischiavano di andare perdute per sempre e che oggi, invece, sono tornate a splendere come quando furono dipinte. Esse rappresentano un’attrazione turistica irrinunciabile per chi visita la parte alta della Città e insieme ai portoni che sono sottoposti in questo periodo a restauro, saranno un valore aggiunto alla bellezza della Chiesa di S. Giovanni. Ringrazio Don Roberto per la sua segnalazione e per la sua caparbietà nel non volere arrendersi a perdere per sempre queste testimonianze”.

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