
Il 7 ottobre la Porta di Brandeburgo è stata illuminata dalla bandiera con la Stella di Davide e la scritta “Bring them home now” (riportateli a casa ora). Merz ha anticipato che la Germania non parteciperà all’Eurovision Song Contest se Israele sarà escluso. Il cancelliere austriaco Stocker ha informato che Vienna non ospiterà l’evento musicale se Israele sarà lasciato fuori. La Fifa si è opposta al boicottaggio delle squadre israeliane nel calcio. La Uefa si pronuncerà entro dicembre, per ora non si sbilancia, tra le rivendicazioni di chi vorrebbe che lo sport si allineasse alla politica e chi ritiene, giustamente, che il campo da gioco debba essere tenuto fuori da contese che non lo riguardano. Il piano di pace Trump-Kushner, di cui è stata approvata da Israele e Hamas la fase 1, è stata attuata in due punti: il cessate il fuoco e l’ingresso dei primi camion di aiuti umanitari nella Striscia. Tra oggi e domani Hamas libererà i venti ostaggi vivi. Per quelli morti ci vorrà più tempo. Israeliani e palestinesi festeggiano e ringraziano Trump che domani dovrebbe essere alla Knesset. E’ la prima volta che un conflitto che affonda le radici nella notte dei tempi, deflagrato nel 1948, anno della proclamazione dello Stato ebraico e della sua prima vittoria contro gli eserciti arabi che lo attaccarono a poche ore dalla nascita, potrebbe risolversi, grazie al coinvolgimento degli Stati arabi e della Turchia. Si torna alla ragione e il clima si fa più respirabile. I pacifisti veri festeggiano, i pacifinti si mostrano contrariati. Per antipatia nei confronti del presidente americano e per l’inevitabile e progressivo esaurimento della pressione esercitata sull’esecutivo di centrodestra, da parte di un ricco apparato di supporto alla visibilità politica delle opposizioni. Manifestazioni e cortei di fanatici sostenitori pro Pal con i loro striscioni disgustosi, il più disgustoso di tutti “il 7 ottobre giorno della resistenza palestinese”, famiglie più tranquille con bambini (fondamentale inculcare fin dalla tenera età l’odio antisemita), ululati “giù le mani dalla flotilla”, atenei occupati a oltranza, Francesca Albanese portata in pellegrinaggio da nord a sud come la Madonna pellegrina, con soste frequenti a La7, Emiliano che fa causa a Israele per sequestro di pugliesi, weekend di antisemitismo e militanza, Gaza come una clava contro Meloni. Scene e sceneggiate di rivolta quotidiana che ci raccontano il bombardamento da semplificazione di fatti e molto meno il senso degli stessi, tanto da illuderci di sapere tutto: ricettori e deboli vittime che cadono nella trappola delle emozioni su cui il terrorismo fa breccia. Chi vuole la pace aspetta e si affida alla speranza, chi vuole il consenso elettorale tifa per il fallimento del piano di Trump per riprendere a ululare, manifestare, accusare il governo Meloni di complicità con il governo genocidario di Netanyahu. La maschera dell’antisionismo è caduta e l’antisemitismo si è manifestato in tutta la sua protervia e sfacciataggine. Una nuova pagina nella storia, una nuova macchia sulla quale hanno apposto la firma istituzioni cittadine che offrono le chiavi della città o la cittadinanza onoraria a Albanese, consiglieri della Lista Orlando che il 7 ottobre sono usciti dall’Aula del consiglio comunale di Genova per non ricordare le vittime del 7 ottobre. Sinistri e grillini in gramaglie, che se avessero davvero a cuore il dramma dei palestinesi e il raggiungimento della pace invece di successi elettorali incerti, festeggerebbero. Di fronte ai fatti le finzioni si sfarinano e le ideologie crollano miseramente.