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Fermare il PSPP per il Castello di Donnafugata: il Ministero detta nuove regole

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Ragusa, 22 settembre 2025 -“L’amministrazione comunale di Ragusa, nell’agosto 2024, ha scelto di applicare in maniera ampia e sproporzionata lo strumento del PSPP (Partenariato Speciale Pubblico-Privato) per il Castello di Donnafugata. Una scelta che si è rivelata discutibile e, alla luce delle più recenti linee guida ministeriali, addirittura inopportuna. Il ministero, tra l’altro dello stesso colore politico dell’Amministrazione ragusana, ha difatti chiarito che il PSPP può e deve essere utilizzato per attività di valorizzazione, per interventi che ampliano l’offerta culturale, migliorano i servizi ai visitatori, creano nuove opportunità di fruizione. Non invece per la gestione ordinaria ed essenziale del bene, che resta responsabilità pubblica e che, qualora si intenda affidarla a terzi, deve avvenire attraverso procedure distinte e più rigorose, come appalti specifici e separati per servizi quali biglietteria, vigilanza, monitoraggio e pulizia”. Lo evidenzia la deputata regionale del Movimento 5 Stelle di Ragusa, Stefania Campo, specificando che l’amministrazione comunale, invece “ha forzato lo strumento PSPP fino a farlo diventare un canale improprio di esternalizzazione, quasi una privatizzazione mascherata della gestione del Castello. In questo modo – spiega – ha di fatto scelto di sgravarsi da un bene simbolo della città senza le necessarie cautele giuridiche e culturali. E oggi ci troviamo di fronte a una contraddizione evidente: da un lato il progetto già presentato dalle ditte Logos e Civita, dall’altro la cornice ministeriale che nega l’impostazione alla base stessa di quel progetto. La conseguenza è che l’amministrazione si è impantanata in una fase di negoziazione illogica: per rispettare le linee guida dovrebbe riscrivere quasi da zero l’impianto proposto, svuotando di senso l’iter fin qui seguito. In considerazione di questa situazione che si è venuta a determinare, la scelta più ragionevole sarebbe azzerare la procedura. Il Comune ne ha piena facoltà, e il Consiglio comunale non si è ancora espresso, poiché la questione non è mai approdata in aula. Un nuovo iter consentirebbe un coinvolgimento più ampio di enti, associazioni, istituzioni culturali e professionisti, garantendo un percorso partecipato e tempi distesi, con una gestione più rispettosa dei servizi fondamentali che andrebbero comunque affidati tramite procedure autonome e dedicate. Ma c’è poi un profilo politico da non trascurare: l’amministrazione Cassì, giunta ormai alla fine del secondo mandato e con lo stesso sindaco potenzialmente candidato alle prossime elezioni regionali, rischia di imporre oggi una scelta che vincolerebbe le future amministrazioni per dieci anni o più. Una decisione che, presa a pochi mesi dalle dimissioni, avrebbe l’effetto di sottrarre alla democrazia locale la possibilità di ridefinire in modo trasparente e condiviso la gestione del Castello di Donnafugata.

I servizi attualmente garantiti dagli Uffici stessi, con serietà e dignità, rischiano così di essere esternalizzati in blocco, senza una visione di lungo periodo né un reale confronto cittadino. Per questo motivo l’azzeramento della procedura non è solo una soluzione tecnica, ma anche un atto di responsabilità e correttezza politica verso la città e verso il patrimonio culturale che il Castello rappresenta. Se Cassì non comprende nemmeno questo, vuol dire che non è interessato ai fondamentali della democrazia e del confronto anche istituzionale”.

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