
COMISO, 16 Luglio 2025 – Il dibattito sulla sostenibilità dell’aeroporto di Comiso si infiamma. Il Forum Operatori Turistici alza la voce, definendo la gestione dell’infrastruttura uno spreco di denaro pubblico che favorisce interessi personali a discapito di reali benefici per il territorio, se non per una ristretta cerchia. La proposta è chiara: una privatizzazione totale e un reindirizzamento degli investimenti verso infrastrutture di comprovata utilità come il potenziamento dell’aeroporto di Catania, lo sviluppo delle autostrade e il completamento della rete ferroviaria. I dati turistici recenti sembrano confermare che Comiso non sia un elemento essenziale per lo sviluppo locale, mentre i fondi impiegati avrebbero potuto potenziare settori vitali come la sanità pubblica.
La Presidenza del Forum Operatori Turistici interviene con fermezza nella discussione sull’aeroporto di Comiso, definendola una contraddizione affascinante quanto preoccupante. Si evidenzia una logica che sfida ogni principio di sana gestione economica: l’ostinazione nel mantenere in funzione l’aeroporto a ogni costo, purché tale costo ricada sistematicamente sul denaro pubblico. Questa impostazione, secondo il Forum, ha trasformato Comiso in un canale privilegiato per il dirottamento di fondi pubblici – regionali, nazionali e persino europei – verso logiche di puro interesse personale, un modello definito semplicemente insostenibile.
Milioni di euro sono già stati investiti, e altri milioni continuano a essere richiesti. Per chi osserva la situazione con obiettività, la conclusione è univoca: l’aeroporto di Comiso, nella sua configurazione attuale e con le sue prospettive, non risponde alle reali esigenze del territorio. L’esperienza sul campo suggerisce una strada ben più produttiva e orientata al futuro: un potenziamento strategico dell’aeroporto di Catania, già un hub internazionale di riferimento; una rivitalizzazione delle autostrade; e, soprattutto, la finalizzazione di una rete ferroviaria efficiente nel Sud-Est della Sicilia. Queste infrastrutture, con investimenti mirati e intelligenti, produrrebbero un beneficio tangibile e diffuso per il turismo e per l’intera realtà sociale, ben oltre quanto un piccolo scalo come Comiso potrebbe mai offrire a costi sostenibili.
Ciò che sorprende è la disarmante superficialità con cui si affrontano i costi milionari di questa infrastruttura, nata più da dinamiche politiche che da concrete valutazioni di mercato. Nessuno sembra scandalizzarsi del fatto che il conto finale gravi pesantemente sulle spalle della collettività. Si rammenta un dato eloquente menzionato dall’ex amministratore di Comiso, Dott. Cappello, in un incontro a Ragusa: 70 milioni di euro spesi solo per tentare di renderlo operativo. Oggi, a distanza di anni e successivi interventi, è lecito ipotizzare che tale cifra abbia ampiamente superato i 100 milioni di euro, cifre che si potrebbero verificare nei bilanci e nei documenti di spesa regionali.
Il Forum invita a riflettere su cosa si potrebbe realizzare con 100 milioni di euro nel solo ambito della sanità pubblica, priorità assoluta per ogni Stato. Con tale somma si potrebbero acquisire fino a 7 Risonanze Magnetiche (RM) e Tomografie Computerizzate (TC) di ultimissima generazione, robot chirurgici all’avanguardia, ecografi diagnostici portatili, sistemi di monitoraggio avanzato per le terapie intensive e un potenziamento significativo dell’assistenza territoriale e domiciliare. Il benessere concreto dei cittadini, e non un’infrastruttura con benefici incerti, dovrebbe essere la vera priorità per investimenti di tale portata.
Di fronte a un bene così complesso, con proprietà frammentate tra Comune, Stato e Aeronautica Militare, la soluzione più chiara emerge con forza: la cessione totale e incondizionata ai privati. Pur valutando un’agevolazione nella fase iniziale per facilitare l’operazione, il principio deve essere categorico: nessun altro denaro pubblico, per alcun motivo. Se un operatore privato è in grado di farlo funzionare, avrà il pieno supporto del territorio. In caso contrario, è inevitabile e doverosa la chiusura. Una decisione del genere dovrebbe essere presa ora, magari dal Presidente della Regione.
Un privato, liberato dai vincoli burocratici, avrebbe la flessibilità per esplorare nuove vocazioni, come un aeroporto dedicato all’aviazione privata. Tale infrastruttura potrebbe intercettare quel turismo “high spending” che, nonostante le legittime aspirazioni, necessita di servizi di vera qualità per attecchire e prosperare nel territorio.
L’argomento del cargo, spesso evocato come giustificazione per l’aeroporto, è considerato ampiamente sovrastimato e fuorviante. L’ipotesi che il cargo a Comiso serva a favorire l’export di prodotti locali ignora completamente il fattore costi e l’economia logistica. Nessuna logistica seria baserebbe il trasporto aereo di merci a basso valore aggiunto su tratte così brevi. Il vero problema, secondo gli esperti, non è caricare un aereo per Milano, ma garantirsi un carico di ritorno da Milano a Comiso. Il rischio di voli vuoti raddoppia in modo insostenibile i costi operativi. In questo contesto, l’efficienza e l’economicità del trasporto su gomma, gestito con professionalità dai privati, rimangono insuperabili per la tipologia di merci e distanze in questione.
L’idea che l’aeroporto di Comiso possa essere un “volano economico” per il territorio è un mantra che, alla prova dei fatti e dei numeri, solleva forti perplessità. Concentrandosi sul turismo, settore che il Forum conosce a fondo, si riconosce che l’aeroporto ha occasionalmente contribuito ad alcuni flussi, soprattutto legati a compagnie low-cost, spesso finanziate con denaro pubblico. Tuttavia, l’andamento del turismo nella provincia è stato complessivamente positivo anche senza un ruolo preponderante di Comiso. I flussi turistici sono robusti, con una evidente “continuità stagionale” che si estende fino a novembre e prenotazioni già per l’inizio del 2026. Per la stragrande maggioranza dei turisti, Comiso è irrilevante. La soddisfazione per l’imponente hub internazionale di Catania è palpabile. Le lamentele, semmai, riguardano la carenza di box per il noleggio auto, la gestione poco professionale o la confusione nei collegamenti con i mezzi pubblici. La gente arriva da Catania a Ragusa, e arriva in tanti. È l’autostrada che fa la differenza, non certo Comiso.
Un’analisi completa e inconfutabile, basata sui dati ISTAT del 2024 per la provincia di Ragusa, mostra un totale di 333.460 arrivi e 1.149.211 presenze. Le variazioni percentuali evidenziano una crescita complessiva, con alcune flessioni localizzate (Santa Croce Camerina -6.8% di presenze) e significativi aumenti (Chiaramonte Gulfi +29.8%, Ragusa +11.4%, Scicli +31.4%). Questi dati sono inequivocabili: l’aeroporto di Comiso non è un fattore determinante per l’andamento complessivo del turismo in provincia.
Certamente, un aeroporto di Comiso, se funzionasse seriamente e senza oneri pubblici, potrebbe portare un valore aggiunto. Ma lo stesso si potrebbe dire per un mega-porto stile Amsterdam a Marina di Ragusa o una Disneyland a Marina di Modica. Se il costo per mantenere queste strutture si misura in miliardi di euro di denaro pubblico, la risposta non può che essere un netto: no, grazie.
Il Forum invita a porsi una domanda concreta: sareste disposti a pagare 5.000 euro all’anno, fissi, per i prossimi dieci anni, per mantenere operativo l’aeroporto di Comiso, che funzioni o meno? L’esperienza suggerisce che la risposta sarebbe un sonoro “no”.
Vengono citati altri esempi di progetti aeroportuali in altre comunità, come Messina che ambisce a un aeroporto a soli 15 km dal “Tito Minniti” di Reggio Calabria, o la “Aeroporto Valle dei Templi S.p.A.” che prevede 650.000 passeggeri nel primo anno con un costo iniziale ipotetico di 125 milioni di euro. La domanda è retorica e la risposta, purtroppo, sempre la stessa: appena tagliato il nastro e assegnati gli incarichi, a chi chiederanno i soldi per mantenersi?
Il problema più grave, quello insormontabile, è che finché la gestione strategica e la guida di queste infrastrutture rimarranno nelle mani della politica, non si farà alcun progresso reale. L’interesse primario per alcuni ambiti è coltivare il territorio in funzione della tornata elettorale, rischiando di restare sempre e solo in balia di “Nessuno”. È tempo di smettere di trattare le infrastrutture come giocattoli e iniziare a gestirle con la serietà che meritano, orientando le risorse pubbliche verso il bene comune, quello vero.
1 commento su “Comiso: l’aeroporto sotto accusa. Un investimento pubblico insostenibile?”
L ‘argomento è trattato con competenza, gli spunti sono interessanti,
Darlo ai privati . Ok ma come si fa a strapparlo alle grinfie della Sac ??
La Sac non accetterà mai Comiso in mano ai privati , potenziale concorrente con un milione di passeggeri .
A pensare male si arriva a pensare che gli investimenti sull’aeroporto non rendono per i politici come rendono invece , le autostrade ,le ferrovie , con i molteplici appalti ,e poi i subappalti , con le revisioni prezzi , con tanti voti sicuri tramite le maestranze impiegate ,
Pensate ,9 km di autostrada Modica Scicli preventivo 500miloni di euro .
50milioni da gestire !