
“Fiabe palestinesi” è una raccolta di fiabe ove Moahammed Ayyoub si cimenta , in collaborazione con Rossana Copez che ne ha curato la traduzione in italiano, in una narrazione semplice, lineare , ricca di messaggi, e destinata non solo ai bambini ma anche agli adulti.
L’ autore, di origine palestinese, è nato in Amman-Giordania e svolge la professione medico e di specialista in Urologia; diverse le sue pubblicazioni letterarie, ma anche in ambito di storia della medicina Arabo-Islamica: Costantino l’africano ; La Circoncisione nelle tre religioni ; In nome di Dio guarisco; Usi e costumi arabo-islamici nell’affrontare le malattie; La legislazione mediche nella shari’a Islamica; Storia dell’Urologia Sarda.
Il libro raggomitola i filmati della memoria dell’autore il quale, partendo dai ricordi d’infanzia, allorquando ascoltava le fiabe direttamente dalla madre e dalla nonna, fa approdare sulla pagina una descrizione del suo paese d’origine(la Palestina) con le sue terre sempre verdi , i contadini, i pastori, i fiumi, le montagne, i covi e gli animali.
In questa raccolta di fiabe emerge chiaramente un processo di mutazione e di evoluzione tra il passato e il presente relativamente alle articolazioni storiche, sociali e culturali della Palestina; dalla narrazione trasuda infatti il cambiamento avvenuto negli ultimi 60 anni, e i racconti del libro spesso – come afferma l’autore – “si rifanno ad episodi della resistenza contro l’invasore che ci ha costretto a nascere e vivere nei campi profughi”.
Le fiabe di Mohammed Ayyoub, corredate anche da illustrazioni di Claudio Fina, sono attraversate da tenerezza, calore umano e senso di umanità, e si avvalgono anche di fonti specifiche come quella di W. Dahmash, Palestina Fiabe, Il manifesto, Roma, 1990, e di U.Al- Sarisi, Il racconto popolare della fiaba nelle società palestinese.
Un tuffo nella memoria, quello di Ayyoub, che opera un ponte di ricongiungimento tra passato e presente ricorrendo alla fiaba per ricordare come il popolo palestinese sia un popolo ricco di storia e di tradizioni simile a tutti i popoli del Mediterraneo. L’esperienza letteraria di Mohammed Ayoub vede presente anche la poesia. Un poesia che smuove e commuove quella che l’autore offre ai suoi lettori, e che riesce a farsi linguaggio dell’amicizia e degli affetti, come del resto appare subito evidente nella “dedicatio” della sua raccolta poetica Quando guardo le stelle . . .., ove il suo pensiero va alla memoria del padre, all’amico Jamal, a Rina e Fadi e alle vittime innocenti .
Nella raccolta Quando guardo le stelle, Mohammed Ayyoub apre un ventaglio di sentimenti che si fanno “dialogo con le stelle”, guardate non per alienarsi dalla storia ma per divenire approdo di un sentire dell’anima che percepisce dentro di sé la dialettica tra bene e male, odio e amore , bellezza e bruttezza:
Mi disse un giorno il destino
Non arrampicarti sulle nuvole
Potrebbero piovere
E ti fai male
Anche quando le stelle sono tante
Ed il cielo è sereno
Può sempre piovere.
…Non arrampicarti sugli uomini
Possono dimenticare o trasformarsi
In buoni o cattivi.
Fidati solo di me, io, destino
Non inganno, non tradisco
Non svendo le promesse
Non mi scordo degli innocenti
Non guardo la TV
Non viaggio in treno.
Sono VOI, e VOI siete me
Volate, correte, nascondetevi
Vi troverò, e vi consegnerò
Le vostre azioni.
SONO IO
DESTINO!
(Saggio crudele)
Dentro un circuito di immagini e di sguardi esistenziali, Mohammed Ayyoub accampa il suo mondo interiore, quello vero, non costruito dalla mente, ma sulla sua pelle e dedicato “alle anime buone dei bambini innocenti, sofferenti vittime dell’arroganza di chi è senza rimorsi di coscienza”; tanto emerge, ad esempio, nella poesia “Piove il cielo”. Qui il verso, a tratti prosodico, si snoda attraversato da dolore e amarezza che diventano “grido di denuncia” contro il male, che va oltre i confini, le nazionalità e le religioni: “cannoni sparano”; “bambini muoiono”; “ siamo senza latte e senza coperte”; “gli uomini sono diventati avvoltoi”.
Non è tuttavia una denuncia senza speranza, perché il poeta canta e spera nella sua ed altrui resistenza, opponendosi all’indifferenza che uccide: “…Noi restiamo / Sotto l’acqua e il gelo/ Sotto i cecchini e la loro mente / Sotto gli occhi degli indifferenti / Sotto la pietà di chi fabbrica armi / Sotto gli obiettivi delle telecamere/ Piove forte / E Non arrenderti / Oggi a Sarajevo / A Mostar / A Gaza / A Hebron A Baghdad / E a Mogadiscio / Domani qua e la. / Piove cielo / Sulla coscienza dei potenti / Sulle alture del deserto / Sulle chiese e le moschee ./ Forse scioglieranno / I cuori dei leoni. / Forse taceranno / Gli spari dei cannoni./ Piove e non fermarti /Anche se non ho un ombrello/ Anche se non ho una cuffia / Per ripararmi / PIOVE . . . PIOVE . . . E piove forte”.
Emozioni e sentimenti, palpiti d’umanità e indignazione, denuncia e sogno, trascendenza e grido di dolore avvolgono il poetare di Mohammed Ayyoub, un poetare che diviene spesso prosa poetica, che coniuga momenti di simbolismo lirico con narrazioni interiori che toccano il cuore del lettore.
Un poeta, un uomo, un credente, una voce di profezia tra Oriente ed Occidente trasuda dalle fiabe e dai versi di Mohammed Ayyoub, il quale sublima la quotidianità con cuore di fanciullo, interpreta la sua storia di persona divisa a doppio filo tra le sue radici e quelli della sua nuova terra, riesce ad innestare germi di trasformazione e cambiamento nella convivenza umana. Non dunque una poesia che contempla il cielo, la sua, ma che guarda il cielo, le stelle per chinare il capo sulla terra ed entrare con il suo bisturi nelle penombre d’una società che non sa spesso essere umana. Il cammino poetico dell’autore non è insomma ripiegato su se stesso, ma intende instaurare con il suo lettore un dialogo reale, senza infingimenti e con un “ars poetica” che utilizza metafore, immagini e narrazioni per punzecchiare, provocare ed invitare ad una seria riflessione, rimanendo, tuttavia, sempre delicata e carica di umano sentire, di fiducia e di speranza che non sia il male a prevalere ma il bene.
Per concludere, possiamo certamente dire che il poeta Mohammed Ayyoub è una voce che interpreta i drammi di un’ umanità inquieta e divisa, incapace di porre fino al senso di malessere che l’avvolge, e la sua versificazione è magmatica, non lascia indifferenti, anche se – come rileva Antonello Maccioni nell’introduzione – in questa opera, narrativa e versi si fondono insieme e risulta talvolta difficile comprendere, secondo l’ottica rigidamente “occidentale”, il confine impercettibile che separa la prosa dalla poesia.
Quel che più conta, a nostra avviso, è aver trovato in essa una humus umana e religiosa, una trasfigurazione della realtà con il ricorso ad un linguaggio che ha il sapore dell’universalità e la bellezza di un moto interiore del cuore che sa cogliere la precarietà dell’essere, le contraddizioni dell’esistenza e il senso della speranza che si sostanzia in un invito ad ogni uomo:
Cammina Uomo
Cammina
Corri Fratello
Corri
Verso l’infinito
Corri
Sogna e fai sognare