
Gli attrezzi del mestiere sono sempre gli stessi: ideologia e bugie. Landini vuole ripristinare l’articolo 18 e mandare al macero il Jobs Act con il referendum e ha bisogno di dimostrare che in Italia, dal lavoro all’occupazione alla crescita, il quadro è del tutto negativo. A questi temi, il documento della Banca d’Italia che delinea andamento e prospettive dell’economia italiana e internazionale, dedica un capitolo che rivela il contrario. Il mercato del lavoro, in relazione all’occupazione, fornisce dati molto confortanti per tutto il 2024, continuando ad aumentare nonostante una crescita economica più debole rispetto al passato. La Cgil obietta che gli occupati saranno pure aumentati, ma lavorano di meno perché le ore lavorate sarebbero in calo. Smentita della Banca d’Italia: “Il numero di occupati e le ore lavorate sono aumentati rispettivamente dell’1,6 e del 2,1 per cento, contro l’1,9 e il 2,5 nel 2023” Anzi, considerando come riferimento il 2013 – anno prima del Jobs Act – le ore lavorate sono aumentate più di quanto sia aumentata l’occupazione. La seconda bugia della Cgil è che sono aumentati i contratti part time e, soprattutto, i part time involontari e quindi sono diminuite le ore lavorate pro capite. Non è vero. “L’aumento delle ore lavorate per addetto (0,5 per cento) è stato sospinto dal minore ricorso al part time, la cui incidenza, secondo i dati della Rilevazione sulle forze di lavoro (Rfl) dell’Istat, è scesa di quasi un punto percentuale (al 16,8 per cento nella fascia di età tra 15 e 64 anni)” scrive la Banca d’Italia che, a proposito dei part time involontari, aggiunge: “E’ ancora diminuita la quota di coloro che svolgono un lavoro a orario ridotto, ma ne desidererebbero uno a tempo pieno (al 51,3 per cento, dal 54,8 nel 2023; 65,6 nel 2019). La terza tesi di Landini è che, in ogni caso, il lavoro è più precario: l’incremento dell’occupazione è cioè dovuto all’aumento di rapporti di lavoro poco stabili, temporanei o con minori tutele (false partite Iva). E’ falso. “La crescita dell’occupazione – scrive Bankitalia nella relazione annuale – è stata trainata dal lavoro dipendente a tempo indeterminato, a fronte di un calo di quello a termine, che risente maggiormente del ciclo economico. Il lavoro autonomo è salito in misura più limitata, restando al di sotto dei livelli precedenti la pandemia”. La quarta tesi dei promotori del referendum e dei partiti che lo sostengono, pazienza il M5s ma persino il Pd che lo aveva votato, è che in ogni caso il Jobs Act ha indebolito i contratti, reso più facili e convenienti i licenziamenti e reso i giovani più precari di prima. Altra bugia. “Secondo i dati dell’Inps– scrive la Banca d’Italia – la crescita dei contratti a tempo indeterminato è stata favorita anche dal basso tasso di licenziamento e dall’alto numero di trasformazioni dei contratti temporanei in essere. Si sono invece ridotte le assunzioni a termine e per i giovani”. Per giunta, sempre a proposito dei giovani, la Banca d’Italia segnala che nel 2024 la disoccupazione è scesa al 6,5 per cento, “il valore più basso da 17 anni”, e che “la riduzione è stata maggiore per i giovani nella fascia di età tra 15 e 24 anni”. Il dato è ancora in calo: la disoccupazione ora è al 6 per cento perché, come segnala Palazzo Koch, nei primi mesi del 2025 “il numero degli occupati ha ricominciato a crescere in maniera decisa beneficiando degli investimenti connessi con il Pnrr. L’espansione dell’occupazione è proseguita tra i più anziani ed è ripresa tra i giovani”. Naturalmente restano tanti problemi da affrontare: l’aumento del tasso di attività e di occupazione, soprattutto di donne e giovani; il consistente flusso dell’emigrazione di giovani laureati; l’insufficiente flusso di immigrati qualificati, anche per compensare il declino demografico; la necessità di un lavoro più produttivo per aumentare i salari. Questi sono problemi reali, molto diversi da quelli fuffa propagandati dalla Cgil e dai partiti che la seguono, a beneficio di voti e contro gli interessi del Paese, sulla base di quattro falsi per spingere a votare sì. Accusano il Governo di invitare all’astensione e boicottare così la democrazia, ma la democrazia non si rafforza senza la trasparenza e con la diffusione delle bufale.