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Ragusa. Se uno Spritz costa nove euro e le crisi esistenziali…

Tempo di lettura: 2 minuti

Premesso. Parlo a titolo personale e non è un articolo di denuncia né  voler denigrare qualcuno o un’attività commerciale. Mi aspetto anche che qualcuno  dica che ci sono i bambini in Africa che muoiono di fame e queste, al confronto, sono piccolezze. Accetto solo repliche costruttive sebbene la vacuità dell’argomento. Mi inoltro nella mia disfida dialettica e vi racconto. Martedì sera, centralissima piazza di Ragusa, comitiva di amici per trascorrere qualche momento di svago e nulla più. L’arsura, ad un determinato momento della serata, faceva capolino. Ci accingiamo nei pressi di un noto locale. Un caffè in tarda serata, assolutamente decaffeinato. Qualcuno ordina uno spritz, in un bicchiere da un sorso e via. Niente di alcoolico, anzi tutto molto analcolico. Si paga alla “romana” non per demeriti spilorcici (passatemi il termine) del sottoscritto, ma quella poi è un’altra storia.
Prezzo alla cassa dello sprirtz, nove euro. Chiedo nuovamente alla gentile signorina di ripetere il prezzo perché ci può stare che, alle 10 di sera, io venga colto da un improvviso acufene che mi disturba l’apparato uditivo. Un sorriso spalancato e quel numero vicino alla cifra tonda che ascolto nuovamente mentre guardo le labbra della gentile signorina.
“N-O-V-E E-U-R-O”. Ascolto e leggo il labiale. Avevo capito bene, nove euro. In una frazione di secondo, non capivo se stavo nel bel mezzo di un programma tipo “Scherzi a parte” e mi guardavo attorno per capire da dove dovessero uscire le telecamere, oppure se la cassiera mi avesse confuso per una star di Hollywood con i dollari in tasca.
Esco i nove euro che pensavo di poter spendere per una pizza con pesce spada affumicato, vongole, salsiccia, oltre ad un biglietto andata e ritorno per le Cayman. Faccio notare che sembra leggermente spropositato il prezzo dei nove euro per due bevute di una bevanda che, forse, conteneva l’elisir di lunga vita visto anche il prezzo. Arriva un signore molto educato che, accanto alla cassiera (sarà forse il proprietario?), mi racconta dei costi esorbitanti, della luce che è aumentata, dei trasporti da pagare, delle tasse, la guerra in Ucraina, i massimi sistemi filosofali del Creato, della lite fra Caino e Abele, del senso del possesso che fu preAlessandrino. Stoppo su altri argomenti perché non volevo argomentare con chi ne sa più di me. Pago ma vado via con quel senso di vuoto esistenziale, per non parlare del portafoglio, anche lui vuoto, ma non per motivi esistenziali.

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