
“Complice la polemica sulla gestione del castello di Donnafugata che ha avuto l’effetto di un’arma di distrazione di massa, presi anche dal solleone estivo, nessuno si è accorto, anche perché non è stata data adeguata pubblicizzazione all’avviso, che tra i gioielli di famiglia messi, per così dire all’incanto, c’era anche la sala Falcone Borsellino. La procedura? La solita, quella cioè del partenariato speciale pubblico privato. E, anche in questo caso, una struttura di pregio che il Comune ha restaurato, con fondi del Pnrr, spendendo 200mila euro di risorse pubbliche, per fare in modo che a usufruirne, sotto tutti i punti di vista, possa essere anche in questo caso un privato. Ma resta, in ogni caso, una procedura che, seppur applicabile, appare censurabile, anche in questo caso perché tutto è stato portato avanti nel silenzio agostano delle stanze di palazzo dell’Aquila”. E’ quanto denuncia il consigliere comunale Sergio Firrincieli dopo avere preso atto dei contenuti della delibera di Giunta n. 280 dell’1 agosto scorso. “Non sappiamo, sinceramente – ancora Firrincieli – a che gioco stiamo giocando, ma una cosa è certa. E cioè che questi beni che prima potevano essere fruiti indistintamente da tutta la popolazione, potendo contare su un profilo essenzialmente di diritto pubblico, adesso non potranno più essere utilizzati se non con il previo benestare del privato aggiudicatario a cui bisognerà corrispondere comunque una tariffa visto che il privato gestisce il bene per trarne, giustamente, un profitto. Quindi sottraiamo alle varie realtà presenti nella nostra città anche la possibilità di fruire la sala Falcone Borsellino in modo gratuito o agevolato ovvero a prezzi bassi. Ma la cosa che più dispiace è che questo percorso è stato attuato dopo avere reso questo bene pubblico ammodernato e tecnologicamente contemporaneo grazie ai restauri effettuati. Scelte opinabili, dunque, che di certo non aiutano il mondo culturale cittadino ma, anzi, rischiano di osteggiarlo. Fermo restando, lo ribadisco, che bisognerà capire se sono state presentate altre proposte, al momento possiamo supporne solo una, con un accesso atti stiamo verificando chi è il proponente. Come nel caso del castello, poi, la proposta che doveva essere allegata alla delibera di Giunta, viene, invece, di proposito non caricata sul sito internet del Comune. Ricordiamo che la proposta del castello, semmai non fosse stata richiesta, rischiava, anche questa, di rimanere non conosciuta. E, infatti, è stata pubblicata qualche giorno dopo. Oggi, alla voce atti amministrativi della sezione trasparenza del sito del Comune di Ragusa, l’allegata proposta di cui si fa menzione nella sopra citata delibera di fatto non compare. Nel caso del castello ci hanno detto che chi avesse voluto presentare una propria offerta, avrebbe potuto consultare e parametrare la propria su quella già presentata, ma come avrebbe potuto fare se non conosceva i contenuti di quella proveniente dal proponente? A pensare male si fa peccato, ma si ha come la sensazione, come detto, che tutto dovesse svolgersi in sordina e che non si volessero fare identificare al meglio le modalità di gestione e le identità dei proponenti, sia nel caso del castello quanto in quello della sala Falcone Borsellino. Non vorremmo rischiare di trovarci di fronte a sorprese poco gradite, dove potremmo scoprire che gli assegnatari possano risultare gli amici degli amici e che non farebbero che confermare come, su questa linea, il sindaco Cassì stia sbagliando tutto quello che c’è da sbagliare”.