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foto: @ElNecio
Continuano i disordini iniziati una settimana fa in Nuova Caledonia dopo l’approvazione della riforma costituzionale approvata dall’Assemblea nazionale francese che consentirà il voto ai nuovi residenti filo-francesi, residenti nel territorio. Una decisione mal digerita e duramente contestata dal popolazione indigena. In base a questa nuova legge, le persone che risiedono nella Nouvelle Caledonie da almeno dieci anni potranno esprimere il loro voto. Secondo i separatisti aborigeni “Kanak”, questa modifica è dannosa per la loro comunità, in quanto favorisce gli interessi della seconda comunità più grande dell’arcipelago, i “Caldoches”, favorevole all’unità con la Francia. Disordini che continuano con i manifestanti che si rifiutano di rimuovere i blocchi sulle strade principali di Nouméa, la capitale, mentre le autorità locali hanno deciso di chiudere l’aeroporto con la sospensione di tutti i voli commerciali fino alle 9:00 di domani. Intanto il direttore della Camera di Commercio e dell’Industria, Charles Roger, ha esortato la popolazione a preservare “la poca economia che ancora rimane” nel territorio. Da mercoledì scorso, il governo di Macron ha dichiarato lo stato di emergenza in Nuova Caledonia, inviando quasi 3.000 soldati per sedare le rivolte nell’isola. Secondo il primo ministro della Nuova Caledonia, Louis Le Franc, il governo francese è determinato a “riportare l’ordine sull’isola, costi quel che costi”.