Cerca
Close this search box.

L’Unitre di Modica ed il ricordo di Antonio Brancati

Tempo di lettura: 2 minuti

E’ stato particolare e toccante l’incontro organizzato dall’Unitre a Modica presso la Fondazione Grimaldi nel corso del quale l’ispicese Giovanni Brancati ha parlato dello zio Antonio, vittima della resistenza, fucilato a 23 anni insieme ad altri 10 giovani, per lo più renitenti, il 22 marzo 1944 a Maiano Lavacchio in provincia di Grosseto. Una iniziativa voluta in coincidenza con l’ottantesimo anniversario dell’eccidio e in vista del 25 aprile, giornata nazionale della liberazione dell’Italia dal nazifascismo e della fine dell’occupazione nazista e la definitiva caduta del regime fascista. Dopo il saluto del presidente di Enzo Cavallo, i lavori sono stati introdotti da Uccio Barone con un riferimento storico al periodo 1942/1945 e al susseguisi di avvenimenti non sempre portati resi noti non solo alle popolazioni ma anche degli stessi militari che, come nel fatto specifico, non ricevevano ordini, indicazioni ed istruzioni e restavano allo sbando. Ragione per cui un gruppo di militari, del quale faceva parte Antonio Brancati, convinti di dover lottare per la pace, decise di fuggire e di nascondersi, ma vengono presi. Giovanni Brancati, intervenendo, ha parlato dello zio, della sua appartenenza familiare, della sua frequenza scolastica, delle sue attività sportive e calcistiche in particolare, della sua iscrizione alla facoltà di medicina presso l’Università di Catania, della sua chiamata alle armi a Merano e del suo trasferimento a Vittorio Veneto, prima e, nel luglio 1943 a Maiano Lavacchio . Si è quindi soffermato sulla ricostruzione di ciò che, per la confusione generale, indusse il gruppo a fuggire e a rifugiarsi in uno dei poderi della zona e a nascondersi in una capanna fino a quando, a seguito di un tradimento vengono arrestati per essere giudicati, condannati e fucilati nonostante la resistenza dei civili che hanno assistito. Un fatto questo assai triste la cui drammaticità raggiunge il suo culmine nella struggente lettera che Antonio Brancati aveva preparato per i genitori e la famiglia e che riuscì a modificare prima della esecuzione. Una lettera pubblicata nel volume “Lettere di condannati a morte della Resistenza Italiana. A lui, a Ispica, dove dal 1967 è stato sepolto, sono stati intitolati una piazza ed il campo sportivo .
“Ormai da qualche anno ho avviato un’attività che è stata prima di ricerca e poi di divulgazione rispetto alla breve vita di mio zio Antonio – ha dichiarato Giovanni Brancati. Questo non solo per meglio conoscere io stesso tutto il possibile su questo mio sfortunato parente, ma anche e soprattutto per far comprendere a chi mi ascolta cosa può significare (ieri come oggi) “vivere” in tempi di guerra per una persona assolutamente normale com’era ad esempio mio zio Antonio. Un giovane pieno di vita al quale piaceva studiare e fare sport, ma che a soli 20 anni fu chiamato alle armi in piena seconda guerra mondiale e che ad appena 23 anni si trovò davanti ad un bivio: aderire o no alla repubblica fascista di Salò. Lui fece la scelta coraggiosa di non farlo e questo nel giro di poche settimane lo portò ad una tragica fine per mano dei nazifascisti. Dopo diverse iniziative svolte nella mia città di Ispica, anche con i ragazzi dell’ultimo anno delle Scuole Superiori, ho avuto la possibilità di poter parlare di mio zio anche a Modica. E di questa opportunità ringrazio l’Unitre che ha voluto dedicare un pomeriggio alla rievocazione di quanto occorso a mio zio.

534444
© Riproduzione riservata

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Articoli correlati

RTM per il cittadino

Hai qualcosa da segnalare? Invia una segnalazione in maniera completamente anonima alla redazione di RTM

SEGUICI
IL METEO
UTENTI IN LINEA
Scroll to Top