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Apertura ristoro al “Giovanni Paolo II” Ragusa.500 firme raccolte

Tempo di lettura: 2 minuti

Nel giro di pochi giorni sono state raccolte quasi 500 firme, destinate peraltro ad aumentare essendo la raccolta in corso, per chiedere al commissario straordinario dell’Asp 7 l’apertura di un servizio bar e ristoro presso l’ospedale Giovanni Paolo II di Ragusa ad oggi assente. A riferirlo è il consigliere comunale Federico Bennardo. Il quale aggiunge: “La consegna delle prime firme è stato l’oggetto del mio incontro in direzione generale. Incontro al quale ha partecipato, oltre al commissario straordinario e al direttore amministrativo, la coordinatrice infermieristica del reparto di Ostetricia e Ginecologia Corrada Iacono che, tra le prime, insieme alla sua vice Pina Cascone, si è fatta portavoce con i colleghi degli altri reparti circa l’obiettivo da raggiungere. Alla raccolta delle firme hanno contribuito i dipendenti stessi ed in maniera sostanziale anche i ragazzi del servizio civile che, nel corso della loro esperienza, si sono resi conto dell’importanza di un punto ristoro. Ringrazio per l’attenzione prestata anche il direttore sanitario di presidio, Giuseppe Cappello, e Piero Mandarà che opera in seno alla direzione sanitaria. I pochi dispensatori di bevande e merendine, a fronte di una richiesta esponenzialmente maggiore sono, infatti, dei distributori automatici, per dipendenti, pazienti e caregiver. Oltre l’ovvia necessità per chi trascorre il proprio turno lavorativo a ridosso dei pasti, il servizio è indispensabile per chi accompagna i pazienti, talvolta costretti a lunghe attese, e per tutti coloro i quali si recano per una prestazione sanitaria che non implica il ricovero, molte delle quali richiedono il digiuno. A rendere la situazione più complessa è l’area in cui sorge l’ospedale, distante questa da altri punti di ristoro”.

Il commissario straordinario Russo e il direttore amministrativo Salvatore Torrisi hanno condiviso questa necessità e nell’attesa che siano bandite le procedure di gara si sono detti disponibili a vagliare alternative provvisorie. “Una delle quali potrebbe essere, nel caso dei dipendenti – continua Bennardo – prevedere per loro il vitto ospedaliero previa richiesta indirizzata alla direzione amministrativa per chi, superato un monte ore, ne avesse diritto. Altra alternativa è quella che contempla l’implementazione degli erogatori. Impegno preso senza se e senza ma, atteso, comunque, che il problema principale resta l’individuazione dei locali idonei. In ogni caso, la priorità è quella dell’erogazione delle prestazioni”.

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