
Per oltre otto lustri, i cartelli della droga in America Latina sono apparsi sulla scena mondiale dopo che gli attori principali sono finiti nelle galere della regione Bolivariana, nelle carceri statunitensi, o come “ presunti pentiti” in cambio di protezione e libertà. Nell’excursus storico dei “gentiluomini” legati alla malavita e al traffico internazionale di droga, spiccavano manigoldi come Ernesto Fonseca Amador “Don Neto” e Rafael Caro Quintero del Cartello di Guadalajara, Pablo Escobar Gaviria del cartello di Medellín, i fratelli Arellano Felix del Cartello di Tijuana, i fratelli Rodriguez Orejuela del cartello di Cali, Miguel Angel Felix Gallardo “Il boss dei boss”, Ramon Matta Ballesteros del Cartello Atlantico in Honduras e il superboss Amado Carrillo Fuentes “Il Signore dei Cieli” membro dell’organizzazione delinquenziale Cartello di Ciudad Juárez. Lista che comprende anche l’arresto di uno dei più famosi carnefici della storia criminale recente come Joaquin Guzman Loera “El Chapo” e suo figlio Ivan Archivaldo Guzman Salazar “El raton- Il topo”, membri del cartello di Sinaloa o del Pacifico. Il defunto Arturo Beltran Leyva “El Barbas” apparteneva a quella stessa organizzazione, così come il cosiddetto Mayo Zambada, uno dei principali leader oggi, tutt’ora uccel di bosco. L’elenco dei nomi è lungo e articolato quindi la genealogia e il controllo territoriale (vedi la caraibica Haiti) di questi personaggi è molto più esteso di quanto si possa supporre in America Latina. Ma quello che balza all’occhio di questo relativamente lungo elenco, è che non viene nominato alcun malfattore la cui nazionalità sia americana. Di recente, Nicholas Palmieri, l’ex direttore regionale per Messico, America centrale e Canada della Drug Enforcement Administration (DEA), è stato rimosso dall’incarico per i suoi legami con gli avvocati dei signori della droga. Ma è negli Stati Uniti, secondo i rapporti, che l’industria illegale della droga realizzerebbe i maggiori profitti. I grandi uomini d’affari del narcotraffico americano si troverebbero proprio nelle istituzioni finanziarie del paese a Stelle e Striscie, in cui si stima che realizzi più dell’80 per cento dei profitti della droga che rimangono custoditi nelle banche statunitensi. Ricordiamo che la contea di Miami-Dade in Florida è indicata come uno dei principali centri di riciclaggio di denaro negli Stati Uniti e nel mondo. Ma lungo tutto il loro corso, i capi dell’industria illegale di stupefacenti hanno avuto anche figure di spicco che hanno gravitato nell’orbita politica dei paesi latinoamericani e caraibici. È necessario ricordare dittatori militari come il colonnello Fulgencio Batista a Cuba, la dinastia del generale Anastasio Somoza García in Nicaragua, dittatori boliviani come Hugo Banzer Suárez, Luis García Meza e Luis Arce Gómez “Malavida” e José Antonio Noriega a Panama; tra gli altri di quella stirpe apparsa sulla scena dei “narco e coca dollars”. In egual maniera, nell’album-ricordi di narcopolitici, compaiono una serie di politici attivi che hanno persino assunto la presidenza di alcuni governi latinoamericani, come i casi dell’ex presidente colombiano Álvaro Uribe Vélez, legato al cartello di Medellín, così come in vari gruppi paramilitari , tra cui le Forze Unite di Autodifesa della Colombia (AUC). In Honduras spicca il caso dell’ex presidente Juan Orlando Hernandez, uno degli ex leader più riconosciuti dell’industria del narcotraffico, anch’egli perseguito oggi insieme al fratello già condannato “Tony” Hernandez, nei tribunali di New York. , dove è imprigionato “El Chapo” Guzman. In Messico, il caso più eclatante che oggigiorno balza alla cronaca è quello dell’ex segretario alla pubblica sicurezza, Genaro Garcia Luna, che durante l’amministrazione dell’ex presidente Felipe Calderon Hinojosa , era il suo uomo più fidato in materia di sicurezza dal 2006 al 2012. Oggi questo personaggio, alleato o subordinato al cartello di Sinaloa, è perseguito nei tribunali di New York. Tutti questi cosiddetti attori narcopolitici hanno fatto notizia sulla stampa internazionale, così come su vari media televisivi in America Latina, nei Caraibi e nel mondo. In modo tale da poter affermare che negli ultimi quarant’anni, questi attori politici appaiono nell’agenda delle notizie come un esempio delle dinamiche di potere del traffico di droga in America Latina. Tuttavia, in questa continua informazione mediatica, manca anche una spiegazione circa l’essenza e le dinamiche del traffico illecito di stupefacenti dall’America Latina al resto del mondo. Di solito, la condanna della criminalità organizzata avviene a causa della diversità delle opinioni in molteplici segmenti politici e sociali. Tuttavia, ciò che colpisce di questa crisi è che non vengono fornite le spiegazioni oggettive e razionali necessarie per comprendere il crescente problema del traffico illegale di stupefacenti, nonché la violenza che lo accompagna. Per la maggior parte, facciamo riferimento alle informazioni nei media, che non mostrano il vero significato e il motivo della crescita del traffico di droga nel corso dei decenni. È evidente che nei social viene presentato solo un riflesso delle strutture del narcotraffico e del potere politico associato alla criminalità organizzata. Indubbiamente mancano spiegazioni chiare sulla criminalità organizzata, quelle che permettano di comprendere le dinamiche economiche, politiche e sociali di questo diffuso fenomeno. Vale a dire, ci viene mostrato un conflitto di guerra in cui ci sono due attori centrali. Da una parte gli Stati e le sue corrispondenti istituzioni armate e di sicurezza. Dall’altra c’è un nemico che non è un potere esterno ( cioè i capi del narcotraffico), personaggi che cospirano organizzativamente con le loro strutture (cartelli) generando violenza armata per far funzionare le loro lucrose aziende. Attuano quella che viene definita “una divisione tecnica del lavoro”, in cui anche la loro organizzazione opera a fianco dei sicari, della polizia e degli agenti militari dello Stato al loro soldo. Come il caso di Genaro Garcia Luna e dei suoi subordinati come Luis Cardenas Palomino, Ramon Pequeno García, tra gli altri membri della sicurezza messicana nel governo di Felipe Calderon Hinojosa. In questo ampio resoconto, possiamo rilevare in senso critico che il narcotraffico può essere considerato un fenomeno economico, politico e sociale del nostro tempo; problema altamente dinamico, mutevole, denso e parecchio controverso.