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“Gli zii di Sicilia” di Leonardo Sciascia….di Delia Covato

Tempo di lettura: 2 minuti

“Gli zii di Sicilia” , raccolta di racconti dell’autore siciliano Leonardo Sciascia, con un comune denominatore: la Storia per eccellenza, dal Risorgimento all’unificazione dell’Italia, passando per la guerra civile spagnola. Quattro racconti lunghi, narrati dal punto di vista dei siciliani e delle siciliane, ed è grazie ai loro occhi che vediamo il mondo attraverso la nostra isola.

Il primo racconto che apre la raccolta è “La zia d’America”, un tentativo ben riuscito di dissacrare la figura americana dello “Zio Sam” (personificazione degli Stati Uniti d’America), noto come un elargitore di doni materiali e libertà.

Il secondo racconto è intitolato “La morte di Stalin”, nel quale, nuovamente, il personaggio principale è un mito, quello del comunismo, che viene incarnato agli occhi del siciliano Calogero Schirò, da Stalin.

Indimenticabile “Il Quarantotto”, un quadro gattopardesco della storia siciliana; in questo terzo racconto Sciascia vuole mettere in evidenza l’indifferenza e il cinismo della classe dominante, affrontando un tema spinoso ma attuale.

Il quarto e ultimo racconto, aggiunto due anni dopo la prima pubblicazione del 1958, è “L’antimonio” e narra la storia di un minatore siciliano, che scampato aun’esplosione di gas grisou (chiamato dai minatori di zolfo siciliani antimonio), preda della miseria si arruola volontario per partecipare alla guerra civile spagnola. Lì, combattendo a fianco delle truppe franchiste, conoscerà lo spietato volto del fascismo, al di là della retorica e delle promesse che non verranno mantenute.

Queste novelle interpretano la Sicilia sia come una realtà a sé stante, un’isola nell’isola, che come metafora del mondo e della condizione dell’umanità, perché qui diventa la sintesi delle contraddizioni insite nella Storia e nella vita di ogni essere umano.
Sciascia è uno scrittore appassionato, interprete sensibile della sua contemporaneità, disincantato, capace di un’ironia sottile, pungente, quasi amara.

Delia Covato

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