
di Giannino Ruzza
Si sta cercando di trovare una soluzione alla crisi sul Sahara Occidentale tra Spagna e Marocco dopo che le relazioni era state interrotte nel marzo scorso quando la Spagna ha ribaltato la sua posizione, avendo la prima volta sostenuto il percorso di autonomia deciso dal Marocco. E’ previsto un incontro a Rabat, definito di alto livello, il primo dopo otto anni, e al quale parteciperanno il presidente del governo spagnolo Pedro Sánchez e il suo omologo marocchino Aziz Ajanuch. Sánchez ha descritto l’incontro tra Madrid e Rabat come un “consolidamento” del rapporto bilaterale. Anche il re alawita Mohammed VI, “ha elogiato lo sviluppo sperimentato nella nuova fase dell’associazione bilaterale, in un contesto di consultazione, fiducia e rispetto reciproco, dopo l’incontro avvenuto il 7 aprile 2022” tra i due leader. Stavolta tuttavia il re ha deciso di farsi da parte, visto che non riceverà ufficialmente il primo ministro spagnolo, cosa vista tra l’altro con favore dallo stesso governo di Madrid. Ha anche spiegato che, da allora, “gli impegni contenuti nella dichiarazione congiunta approvata in questa occasione sono stati sostanzialmente attivati e rispettati, a scapito ovviamente del popolo Saharawita. Una lotta che da oltre 40 anni si combatte, soprattutto, tra le forze marocchine e quelle del movimento indipendentista Fronte Polisario Occidentale. La contesa concerne quel fazzoletto di terra occupato dal popolo Saharawita, confinante a sud con la Mauritania, a est con l’Algeria, a nord con il Marocco e a ovest con l’Oceano Atlantico. Conosciuto anche come “ex Sahara spagnolo” dalla colonizzazione spagnola nel 1884 e diventato provincia autonoma spagnola d’oltremare fino al 1975. Il Sahara Occidentale è ancora oggi conteso tra il Marocco, la Mauritania il Fronte Polisario e lo spagnolo Frente Popular de Liberation de Saguia el Hamra Rio de Oro.