
di Giannino Ruzza
La giunta militare del Myanmar ha concesso oggi l’amnistia a 7.012 prigionieri nell’ambito del 75° anniversario dell’indipendenza, mentre al contrario, ha aumentato la pena alla ex leader Aung San Suu Kyi portandola a 33 anni di carcere. Il portavoce delle autorità militari, Zaw Min Tun, ha confermato che a beneficiare del rilascio ci sono anche molti prigionieri politici tra i quali lo scrittore della National League for Democracy, Htin Lin Oo, nonché il professore dell’Università di Rangoon, Arkar Moe Thu. Anche l’ex ministro degli Affari religiosi Thura Aung Ko che faceva parte nel deposto governo Suu Kyi, è annoverato nell’elenco dei rilasciati. L’Associazione umanitaria per l’assistenza ai prigionieri politici ha invece evidenziato che, nonostante l’amnistia concessa, oltre 13 mila persone restano ancora detenute per motivi politici. Come summenzionato la scorsa settimana, il tribunale militare aveva comminato altri sette anni di carcere per il Premio Nobel per la Pace, l’ex capo di stato San Suu Kyi. Dal canto suo, il capo della giunta militare, Min Aung Hlaing, durante la commemorazione del Giorno dell’Indipendenza, ha affermato che “una volta soddisfatte le prescrizioni dello stato di emergenza, saranno organizzate elezioni libere ed eque in conformità con la Costituzione del 2008”. Sarà vero?