
La destra ha vinto e lo scandalo è che ha già iniziato a fare la destra. La sinistra non si capacita di come sia possibile che un partito con quella storia alle spalle, FdI, dopo aver vinto, e per colpa di quella orribile legge elettorale, il Rosatellum, che solo un fedelissimo di Renzi poteva architettare per fare un dispetto futuro al Pd, pretenda di mettere a soqquadro un éstablishment fondato sulla superiorità morale di chi sostiene tutte le battaglie di libertà. Così, come uno più uno fa due, è partito il fuoco d’artiglieria contro il decreto anti-rave, la norma “liberticida” voluta dal ministro dell’Interno Piantedosi, che punisce “l’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica” e prevede multe fino a 10,000 euro e sei anni di detenzione per gli organizzatori di raduni illegali. Pene obiettivamente esagerate. Ma non è questo il punto. Il Pd chiede che la norma venga immediatamente ritirata perché “lede la libertà di manifestare”, rivelando il retropensiero che possa essere estesa a manifestazioni o cortei studenteschi, occupazioni di scuole e università, movimenti di protesta, tradizionalmente vicini alle sinistre. Una levata di scudi che non si comprende perché l’ordine pubblico e la sicurezza, diritti garantiti in un paese civile, non dovrebbero avere colorazione politica e Giorgia Meloni lo evidenzia e sottolinea affermando di essere orgogliosa della norma di cui si assume la responsabilità. Sottrae così a Letta e al limitato Conte, che ha parlato di stato di polizia, bum bum, per collocarsi a sinistra della sinistra, la difesa dei diritti essenziali: sicurezza e ordine pubblico, e allinea l’Italia ai paesi in cui esiste una chiara regolamentazione dei rave party. In Belgio e Olanda le autorità municipali hanno l’obbligo di rilasciare permessi, in Francia e Gran Bretagna le leggi sono più severe, in Germania i rave sono autorizzati a condizione che rispettino determinate misure, sicurezza e igiene, e non disturbino la quiete pubblica. In Spagna si applicano pene per eventuali reati contro la salute pubblica, il traffico di droghe e la resistenza a pubblico ufficiale. Negli Stati Uniti il rave confina nell’illegalità quando è improvvisato con l’occupazione non autorizzata di edifici, gli allacci elettrici abusivi, la presenza di droga (tranne la marijuana) e il volume troppo alto: tutte circostanze che costituiscono singoli reati perseguibili dalle forze dell’ordine. In quei paesi i rave sono sostanzialmente manifestazioni musicali. L’Italia, che in cose di poco conto trae ispirazione dall’estero, quando si tratta di prendere posizione contro l’illegalità, che è una cosa seria, è renitente, facendo di tutti i diritti a sfondo ideologico un fascio, il vero tallone d’Achille delle sinistre evanescenti. Opposizione dura sì, ma non insensata, come il benaltrismo: e Predappio? Non credo si possa assimilare un evento folcloristico, camicie nere e saluti romani, che si ripete da anni nel completo disinteresse della sinistra quando è al governo, a raduni di giovani dove musica martellante, alcol e droga sono gli ingredienti principali. Di segno opposto, invece, ma che conferma la tolleranza nei confronti di comportamenti manifestamente illegali, il reintegro del personale medico no-vax. Come mai tanto rigore sui rave e tanta remissività con chi ha trasgredito le regole mettendo a rischio la salute dei pazienti e dimostrando scarsa fiducia nella scienza? Meloni deve compiacere i suoi elettori, molti dei quali hanno votato per FdI proprio per la sua posizione critica e ambigua nei confronti dei vaccini. Palese acquiescenza al populismo e alla spiccata propensione italica a trasgredire le regole.