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Ars gratia artis…di Ruben Ricca

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In futuro, altri uomini troveranno i resti del nostro presente e si chiederanno dove abbiamo fallito. Le democrazie hanno bisogno di spazi di rappresentanza (drammatica) in cui il cittadino possa esprimere il proprio punto di vista su qualsiasi questione privata o pubblica. Hanna Arendt ha fatto molti sforzi per cercare di conciliare filosofia e politica (per pensare bene la cosa pubblica) perché credeva che la società non si fosse mai ripresa dal trauma del processo contro Socrates. Vedendo la città condannare a morte il suo maestro, Platone si era ritirato nel mondo dell’invisibile. Arendt invece crede che sia impossibile evadere dal proprio tempo. Invece oggi è molto facile evadere perché viviamo in una società governata dall’emozione e dallo spettacolo e capace solo di reazioni primarie, influenzata da idee assolute. In una realtà dominata dal gioco l’individuo adulto sta scomparendo. Infine, abbiamo raggiunto la profezia di Marx “L’ultimo stato del capitalismo sarà la puerilità”. Ecco perché gli impianti sportivi oggi sono gratuiti o quasi gratuiti, ma sempre più compagnie teatrali devono pagare per portare avanti le loro rappresentazioni. Non è chiaro il perché di tutto questo? Non ci vuole un grande sforzo intellettuale per rendersi conto che alcuni pretendono che le Arti siano qualcosa di marginale, come la manifestazione del pazzo della famiglia. Qualcosa per divertirsi durante il fine settimana. Penso che per Shakespeare, Marlowe o Calderon lo sforzo doveva essere formidabile, avendo loro toccato vivere in un’epoca in cui guerre ed epidemie erano qualcosa di tutti i giorni. Come si scrive “Amleto” in mezzo a tutto questo? Come si riflette sull’amore o sulla gelosia o sulla condizione miserabile dell’uomo nel mezzo della battaglia di Lepanto? Arendt sapeva molto bene che la tragedia era un genere creato dalla democrazia in modo che i greci potessero esaminare i miti su cui si basava la città. E di cosa si occupa oggi l’Unione europea? Cerca di sopravvivere ai continui attacchi dei nazionalismi deliranti ed è sorda e muta alla propria tradizione letteraria e filosofica. Non ci sono pensieri pericolosi perchè oggi pensare è già pericoloso! La nostra frenesia di comunicazione e informazione fa sparire le cose, rimane solo l’oblio. La Letteratura e le Arti stanno diventando marginali? Può essere, e questo produce un enorme vuoto, come un mare destinato a scomparire. Non mi stanco mai di ripeterlo: “Senza cultura non avremo futuro”. Il denaro e il commercio e le guerre interminabili coprono tutto. Non si può costruire un mondo sulla violenza e la rapina. L’uomo è un lupo per l’uomo ha detto Plauto. Come vorrei poter scrivere una nota ottimistica! Ammetto che il pessimismo stanca, ma l’ipocrisia e la stupidità stancano ancora di più. Ogni sforzo inutile porta sempre alla malinconia. Ci rimane, però, la speranza di Neruda. “Potranno tagliare tutti i fiori ma non fermeranno la primavera”. La cultura è l’esercizio profondo dell’identità.

Ruben Ricca (autore e regista)

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