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Modica. Il Palazzo di Francesco Giardina torna allo splendore

Tempo di lettura: 2 minuti

Un altro palazzo, dove si è fatta la storia risorgimentale di Modica, torna all’originale splendore.
Il Palazzo che fu di Francesco Giardina, dove si pensò l’Unità d’Italia.

Mentre si attende di scoprire quale bellezza si trova sotto le impalcature di Palazzo Salemi, in quanto i lavori di restauro della facciata non sono stati ancora completati, un altro palazzo nobiliare di Modica, da cui è passata la storia, quella risorgimentale e soprattutto quella dell’Unità d’Italia, disvela, a lavori di restauro ultimati, la sua originaria e prorompente bellezza, nella sua semplicità e delicatezza dei colori.
Il palazzo Giardina di corso Umberto I, ai civici 221 e 223, così chiamato perchè in passato appartenuto alla nobile e vetusta famiglia modicana dei Giardina, i cui titoli sono fra i più remoti e conosciuti, se si tiene conto che Matteo Giardina fu creato Regio Cavaliere da Filippo II di Spagna nel 1566, titolo trasmesso da Girolamo e Matteo figlio ai posteri (Archivio Storico di Palermo, Regia Cancelleria 1662-1663, vol. 742), è veramente tornato a nuova vita, riprendendo i colori e la luce che gli spettavano da tanto tempo e che il trascorrere degli eventi e la naturale usura gli avevano inarrestabilmente sottratto.
In questa dimora storica i Giardina tra la prima metà e i due decenni successivi dell’Ottocento costruirono quel segmento di storia rivoluzionaria e risorgimentale che portarono poi all’Unità d’Italia.
Tra i suoi maggiori esponenti risorgimentali e anti-borbonici si ricorda il maggiore, di cui campeggia la lapide dedicatoria proprio sul secondo balcone del complesso architettonico, cioè Francesco Giardina.
Sicuramente filo mazziniano e massone della prima ora, partecipò in tandem con esponenti della famiglia De Leva, ma anche dei Galfo e altre ancora, ai primi moti del 1848, scampato probabilmente a quelli del 1837, solo per la tenera età.
Appellato da Enzo Sipione come “azionista fabriziano” e organizzatore militare d’eccezione, che“… aveva le armi ed una squadra di prodi compagni, suoi fedelissimi”, nacque a Modica da Carlo e Anna Giardina il 4 agosto del 1818 e vi morì il 22 Giugno del 1899, nella sua casa estiva di c.da Cisterna Salemi.
Già nel 1848 fu tra coloro che partecipò alla sollevazione antiborbonica di Modica, vivendola in prima persona e fino all’ultimo atto nel 1849 quando capeggiò il gruppo di volontari modicani che sfidò l’esercito borbonico sulle montagne vicino a Palermo, a Belmonte Mezzagno, riuscendosi rocambolescamente a salvarsi attraverso una semi-circumnavigazione del Sicilia fino a Pozzallo durata quasi 20 giorni.
Tra il 1858 e il 1860 fu tra i primi sorvegliati speciali della polizia borbonica modicana, incluso in liste apposite di personaggi pericolosi antiborbonici, unitamente a personaggi di levatura come l’Abate Giuseppe De Leva Gravina e altri esponenti della “intellighenzia” rivoluzionaria e risorgimentale modicana.
Fu durante la sollevazione del maggio del 1860 che si affermò come “condottiero”, tanto che Nino Bixio, transitando da Modica insieme a Menotti Garibaldi, lo nomina sul campo Comandante delle “Forze Armate rivoluzionarie di Modica” e del suo circondario.
Fu il terzo firmatario del Manifesto del Comitato rivoluzionario modicano indirizzato a Garibaldi il 30 maggio; prima fu Cassiere del Comitato Rivoluzionario costituitosi dentro la Chiesa del SS. Salvatore il 19 maggio del 1860 e quindi Comandante della Guarda Nazionale di Modica.
La memoria cittadina lo ricorda però, e soprattutto, perchè fu colui che issò, il 17 maggio del 1860, rompendo gli indugi e invitando la popolazione a sollevarsi, il tricolore sulla gradinata del duomo di San Pietro.
L’abitazione successivamente fu probabilmente adibita negli anni 70-80 del XIX secolo a sede o luogo di ritrovo della Massoneria modicana, tant’è che durante i recenti restauri sono stati rinvenuti e sono stati ripristinati simboli inequivocabilmente riferibili ai Liberi Muratori Modicani, che erano presenti con più Logge sul territorio cittadino da parecchio tempo.
E questo permette di avvalorare maggiormente la tesi per cui in quel palazzo si formarono oltre che le idee anche le azioni che portarono la Città di Modica, per il segmento storico locale, ad essere tra le protagonista dell’Unità d’Italia.
Il pregio comunque del restauro è sotto gli occhi di tutti, sia per la finezza dello stesso che per aver permesso di avvicinare la memoria cittadina a quelli che erano i colori, le atmosfere del passato urbanistico modicano ed il calore della pietra naturale modicana, particolare per la sua trasformazione da un giallo delicato delle prime ore del mattino, ad un quasi rosa pallido del tardo pomeriggio.
Società Modicana di Storia Patria

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© Riproduzione riservata

1 commento su “Modica. Il Palazzo di Francesco Giardina torna allo splendore”

  1. È bellissimo passare per quella strada è ammirare tutti i palazzi restaurati. Una rinfrescata di immagine che farà sicuramente bene alla città che accoglie i turisti proprio da qui.

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