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Ecuador: 15a giornata di sciopero per la crisi sociale del paese

Tempo di lettura: 2 minuti

di Giannino Ruzza

L’Ecuador, sta attraversando una crisi sociale ed economica senza precedenti. Lo dimostra lo sciopero nazionale entrato oggi nella 15a giornata consecutiva. Nemmeno l’annuncio fatto dal presidente Guillermo Lasso di ridurre di 10 centesimi al gallone il prezzo dei combustibili è servito a fermare l’ondata di protesta della popolazione. La stessa Confederazione delle nazionalità indigene dell’Ecuador (Conaie) ha ritenuto insufficiente questa mattina l’annuncio fatto dal presidente, affermando che incontrerà le  basi della Confederazione , dopodiché verrà presa una decisione collettiva per definire le misure di lotta che verranno adottate nei prossimi giorni. Conaie, infatti, ritiene la misura insufficiente e insensibile che non “simpatizza” con la situazione di povertà in cui versano milioni di famiglie ecuadoregne, pur riconoscendo che la  mobilitazione sta iniziando a dare i  suoi frutti. Allo stesso modo, Conaie ha avvertito che, nonostante le persecuzioni, la criminalizzazione e la risposta repressiva dello Stato, nuovamente ratificata dalla televisione nazionale, rimarranno fermi nel mostrare la legittimità della loro lotta: “La sciopero non si ferma, così come il diritto di resistere e protestare nonostante le minacce. Rimaniamo saldi nella nostra convinzione che in Ecuador una vita dignitosa non è, e non deve essere un privilegio di pochi”. Conaie ha chiesto al Governo che sia garantito l’accesso e la circolazione delle forniture mediche e dei beni di prima necessità. Intanto l’Assemblea nazionale ha convocato oggi i ministri dell’Interno, Patricio Carrillo, e della Difesa, Luis Lara, per riferire sulle azioni adottate dai militari durante lo sciopero nazionale (in un contesto in cui resta in vigore la richiesta di impeachment del presidente Guillermo Lasso, al momento in stand by, che verrà votata dall’Assemblea costituente appena la sollevazione popolare sarà terminata). La repressione scatenata dal governo ha provocato, finora, cinque morti.

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