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Congo. Carcere gruviera, tra complicità e vetustà

Tempo di lettura: 2 minuti

di Giannino Ruzza

Dopo che nei giorni scorsi con la complicità di due poliziotti di sorveglianza, 26 individui in attesa di giudizio sono scappati dalla cella, tre dei quali direttamente dalla porta principale aperta per loro dagli agenti di custodia, gli altri creando un’apertura sul tetto, oggi, altri nove prigionieri l’hanno fatta franca fuggendo dal carcere della cittadina di Kikwit. Avevano scavato un buco nel muro in tufo della prigione, quel tanto che è bastato per sgattaiolare fuori all’aperto. Ma la cosa grave è che si tratta di persone recluse nella prigione riservata ai detenuti tubercolotici, dei quali solo uno è stato immediatamente catturato, mentre gli altri sono tuttora uccel di bosco. Fuga facilitata dallo stato pietoso del carcere della cittadina che risale ancora ai tempi della colonizzazione. “Le carceri sono fatiscenti”, tuona il sindaco di Kikwit, tale Leonad Motangu. In qualsiasi momento i detenuti se vogliono riescono a scappare. Il carcere va costruito ex novo, ha aggiunto Motangu rivolgendosi alle autorità regionali competenti, o qui o da un’altra parte della cittadina”. Un grido d’allarme il suo, visto che ogni anno si registrano decine di fughe da questo carcere. Dopo la cattura di un detenuto, il sindaco della città di Kikwit, ha invitato la popolazione a mantenere la calma, assicurando che i restanti otto detenuti malati e deboli, evasi due giorni fa, saranno presto catturati e isolati dal resto dei carcerati, unitamente ai due poliziotti datisi alla macchia, ritenuti complici dell’evasione.

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