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Il caso Khashoggi prende una brutta piega…di Giannino Ruzza

Tempo di lettura: 2 minuti

Ricordate il caso dell’editorialista del Washington Post Jamal Khashoggi, entrato il 2 ottobre 2018 nel Consolato Generale dell’Arabia Saudita a Istanbul per farsi rilasciare documenti inerenti il proprio matrimonio, e del quale non si era saputo più nulla, se non scoprire dopo un po’ di tempo che era stato brutalmente fatto a pezzi da quello che fu definito “lo squadrone della morte” e i cui resti non furono mai ritrovati? Per questo crimine sono finite sotto processo in Turchia 26 persone. Ebbene, oggi si apprende che tutto il fascicolo in base a un accordo raggiunto tra stati è stato trasferito in Arabia Saudita dopo il parere positivo rilasciato dal ministero della Giustizia turco. Il Ministro, Bekir Bozdag, ha dato via libera al trasferimento del fascicolo precedentemente richiesto dal pm, il quale sosteneva che gli ordini di condanna della Corte turca non potevano essere eseguiti perché gli imputati erano tutti stranieri. Nella conferenza stampa dopo l’udienza, Gökmen Başpınar avvocato della vedova Khasshoggi, Hatice Cengiz, ha dichiarato: “Sebbene sia chiaramente scritto nella legge che il processo doveva continuare in Turchia, rileviamo purtroppo che l’11a Alta Corte Penale ha consegnato alle autorità saudite il diritto di processare i 26 imputati, nei cui Regno sappiamo   benissimo non esista il principio del giusto processo. Faremo ricorso contro questa decisione, entro il termine di sette giorni, avanzando una richiesta di annullamento davanti al tribunale amministrativo di Ankara contro la decisione presa”. La vedova al riguardo ha aggiunto: “Si parla di accordo tra i due Paesi? Questo mi ha ricordato il massacro compiuto nel 2010 a bordo della nave turca Mavi Marmara diretta a Gaza, un caso successivamente archiviato dopo l’accordo raggiunto tra Turchia e Israele.  Ma mentre in quel frangente Israele si era scusato, per gli omicidi che aveva commesso, in questo caso i due paesi sembrano essersi messi d’accordo, come se nulla fosse accaduto”. Va ricordato che nell’indagine avviata in Arabia Saudita sull’omicidio Khashoggi , cinque persone sono state condannate a morte nel novembre 2019, condanna successivamente tramutata in 20 anni di galera perché “l’omicidio non fu premeditato”.  Altre tre persone sono state condannate a un totale di 24 anni di carcere. La CIA, al tempo dichiarò:  il mandante dell’assassinio è il principe ereditario Mohammad bin Salman e la sua ristretta cerchia. Il reporter del Washington Post, infatti, per il principe saudita MbS era diventato troppo scomodo e doveva essere eliminato con ogni mezzo.

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