
In Burkina Faso è divenuto l’epicentro della violenza nel Sahel africano, con oltre due milioni di persone costrette ad abbandonare le proprie case. Nell’ambito dell’escalation di violenza nel paese nel quale nel 2021 sono morte 2.354 persone, le autorità governative fanno sapere che 12 soldati sono morti in un agguato teso nel villaggio rurale di Natiaboani da un gruppo armato jihadista nella regione orientale. Tuttavia, né il governo, né le fonti della sicurezza, hanno comunicato ulteriori dettagli dell’attacco estremista. Natiaboani è situato a circa 60 chilometri a sud di Fada N’Gourma, la principale comunità del Burkina Faso orientale e che dal 2018 è diventato un bersaglio frequente di attacchi di gruppi armati il cui intento è destabilizzare la nazione africana. In Burkina Faso, una giunta militare ha preso il potere lo scorso gennaio con un colpo di stato che ha estromesso il presidente Roch Kabore, accusato di non essere riuscito a contenere le crescenti violenze dei militanti estremisti islamici. Come conseguenza di questa escalation, migliaia di persone sono state uccise e più di due milioni sono state costrette a fuggire dalle loro case nella regione del Sahel.
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Mentre oggi giunge notizia che un tribunale militare ha condannato all’ergastolo l’ex presidente Blaise Compaoré e tre capi militari per l’assassinio nel 1987 dell’allora presidente Thomas Sankara. L’ex Comparé aveva assunto il potere dopo il colpo di stato che ha rovesciato Sankara, assieme al capo della sicurezza personale, Hyacinthe Kafando; entrambi attualmente si trovano in esilio. Il caso Sankata è ritornato a galla nel 2020 dopo che sono venute alla luce prove e documenti schiaccianti legati all’assassinio del presidente.