
Carol Maltesi (in arte Charlotte Angie) era una ragazza e una mamma. Carol aveva già conosciuto la violenza e l’aveva combattuta. Carol è stata uccisa; il suo corpo fatto a pezzi, messo in un congelatore, buttato giù per un pendio dentro sacchi neri, quelli che si utilizzano per l’immondizia. Una donna trattata come un rifiuto da chi l’ha ammazzata e si è accanito su di lei e dalla narrazione tossica, nelle parole e nei titoli, di questo femminicidio: Charlotte era “un’attrice porno”, il carnefice “un impiegato di banca e food blogger”, lei vittima di “un raptus”. Questa non è informazione; è pregiudizio sotto forma di giornalismo, è il pericoloso, reiterato approccio che cerca giustificazioni per il femminicida e colpe per la vittima». È quanto denunciano, in una nota congiunta, Cpo Fnsi, Cpo Usigrai, Coordinamento Cpo Cnoge, Gi.U.Li.A Giornaliste.
«Così – rilevano – si cestinano la deontologia, il Manifesto di Venezia, il rispetto per la persona: tutto ciò per qualche visualizzazione o copia venduta in più. Le Commissioni pari opportunità Fnsi e Usigrai, il Coordinamento Cpo Cnog e l’associazione Giulia Giornaliste denunciano e condannano la spettacolarizzazione, il voyerismo, la pornografia del dolore e segnaleranno le testate e gli autori e le autrici degli articoli agli Ordini regionali di competenza, chiedendo un’azione disciplinare, perché il diritto di cronaca non può mai trasformarsi in un abuso».
Le Cpo Fnsi e Usigrai, il Coordinamento Cpo Cnog e Giulia Giornaliste «invieranno una richiesta di incontro urgente alla ministra per le Pari Opportunità, Elena Bonetti, alla presidente della commissione d’inchiesta sul Femminicidio, Valeria Valente, e alla presidente dell’intergruppo della Camera per le Donne, i diritti e le pari opportunità, Laura Boldrini, perché l’istituzione di un Osservatorio permanente sull’applicazione dell’articolo 5 del testo unico deontologico e del Manifesto di Venezia non è più differibile».
Ass/gr














1 commento su “Il caso dell’attrice Carol Maltesi: questa non è informazione”
Questa povera donna lasciò il suo lavoro di commessa per fare la porno attrice perché doveva guadagnare di più per crescere il suo bambino. Sappiamo benissimo tutti che il lavoro in Italia è mal retribuito e oserei dire parecchio sfruttativo. La maggior parte dei datori di lavoro pretende ma non paga. Pertanto se una donna si dà al porno non dovrebbe essere schernita, ognuno di noi dentro casa ha dei problemi enormi quindi guardiamoci intorno prima di dare giudizi e creare pregiudizi.