
Giovanni Bruno, marittimo pozzallese, si trova intrappolato con la famiglia a Kherson in Ucraina. Con lui, appunto, nella casa dei suoceri la moglie e la figlia di 22 mesi. La donna è malata ed ha bisogno di cure. “Dobbiamo lasciare l’Ucraina subito. Supermercati e farmacie sono vuote. Mia moglie ha bisogno di curarsi” – dice allarmato”. Si trovano in Ucraina dallo scorso 20 febbraio per trovare i parenti. Poi la guerra che non ha consentito loro di rientrare in Italia. Attendono un corridoio umanitario per tornare.
L’uomo in Ucraina aveva accompagnato la moglie Irina e la figlioletta per una visita ai suoceri, in attesa della chiamata per una nuova missione. E invece oggi è ancora lì, prigioniero dell’esercito di Mosca, che ha preso il controllo della città, come tutti i residenti – quasi 300 mila – che non sono riusciti a fuggire quando ancora era possibile. «La situazione è molto difficile. Restiamo quasi sempre chiusi in casa. Usciamo solo per cercare di procurarci i beni di prima necessità. Ma ormai non si trova quasi più niente, mancano cibo e medicine», racconta Bruno al telefono all’Ansa dalla sua casa in un condominio in periferia.