Una preghiera dal confine…di Danilo Maci

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I confini sono tracciati per creare differenze, per distinguere un luogo dal resto dello spazio, un periodo dal resto del tempo, una categoria di creature umane dal resto dell’umanità. Creare delle differenze significa modificare le probabilità: rendere certi eventi più probabili e altri meno, se non addirittura impossibili.
(ZygmunT Bauman)

Come non essere indignati di fronte a una guerra, ci mancherebbe. Esiste  forse eccezione per alcuna? Ma magari non ci si indignava così quando il mainstream non vi raccontava della presenza occidentale nelle guerre in Siria, in Afghanistan, in Iraq; quando non vi spiegava che la povertà in Africa non è il risultato di una sfortunata posizione geografica bensì delle scelte di super potenze occidentali che ne assorbono risorse e linfa vitale da secoli. E quanto si potrebbe ancora dire…

Oggi si parla di un argomento, domani diventa preponderante, ma dopodomani è già finito, meglio concentrarsi su altro. E lo si può ben capire tutto questo, l’Italia è attualmente al 41° posto per libertà d’informazione; va da sé, dunque, quanto sia difficile un approccio realistico ai fatti se non attraverso una critica più scrupolosa, anche personale!

Ma un confine violato è più di un luogo fisico; in una società che Baumann non esitò a definire liquida, fluida e quindi sempre meno consistente sotto l’aspetto dei valori e delle tradizioni, forse il sociologo invitava a indignarsi un po’ di più, e magari anche un po’ meglio. Mesi di inoculazioni senza battere ciglio, una ligia accettazione acritica ad ogni decreto, silenzio davanti al dramma sociale che proprio in questo momento dilaga incresciosamente in milioni di famiglie, dove padri e madri sono rimasti senza lavoro a causa di una libera scelta costituzionale. Che dire ancora, dell’aumento preoccupante del tasso di suicidi tra i giovani, del gioco d’azzardo che viene presentato con un’attrattiva sempre più subdola dal mainstream. Chi non si è indignato di tutto questo, e di molto altro, ma lo sta facendo ora a gran voce per una guerra fuori confine, ecco, è confuso. Trame sottili intrecciate nel tessuto sociale, che offrono spesso un film distorto della realtà e inducono a credere in tutto e nel contrario di tutto, richiedono un impegno di filtraggio del sapere maggiore ma soprattutto una sensibilità nuova, rigenerante, onesta e orizzontalmente rivolta a tutti.

La vera guerra si giocherà nella nostra mente e nel nostro cuore.
Da credente, oggi mi unirò alle preghiere di tanti e non solo per la pace: una preghiera dal confine, o meglio, dai confini violati, per il buon senso, per la giustizia sociale e per il discernimento dei governanti, senza il quale resta solo un ferino cinismo.

Danilo Maci

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