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Inflazione. Nuova accelerazione a dicembre anche nell’area iblea

Confcommercio: "Impatto pesante sulle dinamiche della ripresa"
Tempo di lettura: 2 minuti

Nuova, forte accelerazione per l’inflazione, che, a dicembre, in provincia di Ragusa, è aumentata dello 0,3% su base mensile e del 3,5% su base annua. Ad aumentare di più sono i prezzi dei Beni energetici, anche se con un trend in rallentamento (da +30,7% a +29,1%), ma schizzano verso l’alto anche quelli dei Beni alimentari, sia lavorati (da +1,4% di novembre a +2%) sia non lavorati (da +1,5% a +3,6%), quelli dei Beni durevoli (da +0,4% a +0,8%) e quelli dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +1,9% a +2,3%). Quanto all’aumento congiunturale, la misura del rialzo è dell’1,1% per i prezzi dei Beni alimentari non lavorati, dello 0,6% per i Beni durevoli, dell’1,9% per i prezzi dei Servizi relativi ai trasporti e dei Servizi ricreativi e dello 0,8% per i Servizi culturali e per la cura della persona. La “inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici accelerano rispettivamente a +1,5% e a +1,6% (entrambe da +1,3% di novembre). “Si tratta di un dato – commenta il presidente provinciale Confcommercio Ragusa, Gianluca Manenti – che consolida le preoccupazioni, espresse da tempo, sull’impatto della ripresa dell’inflazione con riferimento alla crescita nel 2022. L’eredità lasciata dal 2021 (+1,8%) e il permanere di tensioni sulle materie prime lasciano poco spazio per ipotizzare un rientro delle dinamiche dei prezzi nel breve periodo. Già in questo mese di gennaio, sia per gli aumenti dei costi dei consumi obbligati come luce e gas, sia per il parziale trasferimento sui prezzi finali di pressioni sui costi che si stanno accumulando nelle filiere produttive, l’inflazione dovrebbe superare la soglia del 4%. Questa condizione inflazionistica è destinata a permanere almeno fino all’estate, con inevitabili riflessi negativi sul potere d’acquisto dei redditi delle famiglie e della loro ricchezza finanziaria detenuta in forma liquida, frenando la ripresa dei consumi. Ed è proprio la mancata ripresa dei consumi che costituisce, per quanto ci riguarda, la principale fonte di preoccupazione”.

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