
“Durante il periodo in cui svolsi l’incarico di assessore alla Cultura a Ragusa, ritrovammo un modello in gesso, presumibilmente in scala 1:50, dell’attuale Palazzo della Prefettura progettato da Ugo Tarchi, eminente professore dell’Accademia delle Belle Arti di Roma.
Il ritrovamento, del tutto fortuito, dichiara l’Onorevole Stefania Campo, avvenne visitando i sotterranei del Palazzo Comunale e della Prefettura stessa, che com’è noto si trovano in un unico stabile: spazi che servirono da rifugi antiaerei durante i conflitti mondiali. Il “plastico”, dimenticato e inzuppato di acqua, è originale dell’epoca, presumibilmente del 1929, e probabilmente era stato nascosto per lo stesso motivo per cui erano stati coperti gli affreschi del Cambellotti. Ovvero, per sfuggire al rischio che, con la caduta del fascismo, qualcuno, travolto dal desiderio di cancellare i vecchi simboli della dittatura, finisse per distruggerne anche le opere di pregio artistico e storico, magari cospargendole di calce o di colore o devastandole in maniera ancora più definitiva, come racconta anche Leonardo Sciascia: “Per avveduta precauzione dei prefetti, a sottrarli al fanatismo degli antifascisti e alle preoccupazioni dei fascisti che vi erano effigiati, i dipinti furono per anni coperti da grandi teli. E hanno rivisto la luce in questi ultimi anni”.
Immediatamente, prosegue Campo, mi sono premurata di far intervenire una ditta per salvare quel prezioso ritrovamento, visto che il modello era posizionato malamente all’interno di un cunicolo ripido e in salita. Fu chiaro a tutti noi che l’opera preservava ancora, nonostante i vari decenni passati, tutte le minuziose decorazioni che ricalcano in piccolo quelle reali, ma allo stesso tempo appariva in una condizione materiale di estrema fragilità. Venne trasferito presso i locali comunali di via Matteotti, ex Biblioteca Verga, perché prima di operare un qualsiasi restauro era necessario che si disidratasse per bene.
Purtroppo, prim’ancora che potessi promuovere da assessore alla Cultura la necessaria iniziativa di restauro, come tanti ricorderanno, dovetti rinunciare all’incarico in giunta e quindi quel “sogno”, in un certo qual senso, tornò nel dimenticatoio. Per la seconda volta quell’opera di Tarchi ha dovuto subire l’onta dell’oblio. Dalle nostre informazioni con l’Amministrazione comunale, il modello, ormai asciuttissimo, è in attesa di essere finalmente restaurato. Mi auguro che dalle intenzioni si passi in tempi brevi ai fatti, riconoscendo l’importanza non solo storico-culturale, ma anche didattica del plastico: d’altra parte abbiamo oramai tutti gli strumenti per separare col bisturi della storia la politica infausta dell’orrore totalitario del nazifascismo dall’importante pregio e valore delle opere di tanti architetti e ingegneri, nonché grandissimi artisti, costretti in quell’epoca a esprimere il proprio desiderio di bellezza e di interiore immaginifico fra mille condizionamenti e mille dissimulazioni”