
Oggi, 14 giugno, ricorre il 93° anniversario della nascita di Ernesto Che Guevara, paradigma della lotta per l’emancipazione, rispettato e amato in tutto il mondo. L’esempio e gli insegnamenti del Che resistono, cosa che l’imperialismo non aveva previsto quando ne ha ordinato l’eliminazione. La crescita dell’eroe e l’ammirazione che ha suscitato sono segnate da dettagli interessanti e sfaccettature curiose: la sua passione per gli scacchi. L’interesse che il Che ebbe per il gioco non è molto noto, mentre invece abbondano gli aneddoti sul passaggio della guerriglia argentino-cubana attraverso il regno di Caissa. Nel 1949, a Mar del Plata (Argentina), il Che è intervenuto in una partita simultanea contro il grande maestro di scacchi argentino di origine polacca Miguel Najdorf. Anni dopo, e dopo il trionfo della Rivoluzione cubana, entrambi si incontrarono di nuovo all’Avana e si affrontarono più volte contemporaneamente. In entrambe le occasioni hanno concordato un pareggio. Mentre era a Cuba, Guevara era un instancabile promotore di scacchi. Ha creato tornei statali e il concorso internazionale Capablanca in Memoriam. Il suo lavoro come promotore gli è valso l’inclusione nel Libro d’Oro della Federazione Internazionale di Scacchi (FIDE). Il Che considerava gli scacchi uno strumento educativo per sviluppare volontà, rigore e flessibilità. Credeva anche che lo sviluppo degli scacchi e della matematica potesse aprire le porte allo sviluppo in molti ambiti.
Nella foto il “Che” con Miguel Najdorf