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Personaggi degli Iblei di ieri… di Domenico Pisana

96 anni fa nasceva il modicano Saverio Iabichella, il matematico, l’uomo di scienza, il ricercatore
Tempo di lettura: 2 minuti

Il 6 gennaio 1925 nasceva a Modica Saverio Iabichella, il matematico, il ricercatore, l’uomo di scienza attento ai grandi valori sociali, l’intellettuale che con animo battagliero si adoperò sempre per la ricerca della verità sia lungo il cammino del suo insegnamento, espletato, dopo il conseguimento della Laurea nel 1959, negli Istituti di Modica “G. Verga”, “G.Galilei” e “T. Campailla”, sia nel suo percorso di impegno sociale: nella sua città combattè una lunga battaglia per l’acqua e nel 1956 partecipò alle elezioni amministrative e le vinse, e a lui furono affidati lo Sport e il Turismo.
Di formazione cristiana, Iabichella studiò da giovane presso le Suore Salesiane (Suor Rosina, Suor Concettina, il prof. Gino Aprile, la prof.ssa Valente, il prof. Garro, la prof.ssa Nalli furono i suoi punti di riferimento), ove acquisì quel bagaglio culturale che fece di lui un divulgatore di conoscenza, un “sacerdote della scienza”, come ebbe a definirlo il Preside Giovanni Rossino, un uomo di sani principi morali, tant’è che in occasione del suo saluto di commiato al Preside e ai Colleghi, tenuto nell’Aula Magna del Liceo Classico “T. Camapailla” di Modica il 14 giugno 1995, così si esprimeva:

“…Alla scuola delle suore salesiane ho imparato che nella vita bisogna saper esprimere sentimenti e non risentimenti… (…) Ho sentito moltissimo il ruolo del docente di tipo socratico e moderatamente ho cercato di aiutare i ragazzi a crescere, a sviluppare le loro meravigliose capacità, a condurli nel mondo del pensiero astratto, a renderli soggetti di ragionamento critico per operare scelte consapevoli in una società tanto difficile(…) Ho avuto soddisfazioni, spesso delusioni, ma ho sempre agito nella convinzione di operare soprattutto per il bene della scuola e quindi degli alunni..”

Di queste parole di Saverio Iabichella posso certamente dare testimonianza diretta, essendo stato suo alunno nel primo quinquennio degli anni ‘70, durante il quale ho avuto modo di seguirlo e di dialogare con lui da vicino. Un docente “fuori dal coro” mi è apparso sin da principio; persona sorridente, generosa e rigorosa, di bello aspetto e la cui scia del dopo barba si annusava appena entrava in classe in prima ora; un docente che andava “oltre il registro e le presenze” e che dava, sia in matematica che in fisica, spazio alle curiosità del sapere; con me ebbe molta pazienza a motivo della mia debole attitudine per la matematica, a fronte della mia inclinazione per le discipline dell’area umanistica.
Dunque un docente di larghe vedute, un educatore che non lasciava indietro nessuno e che dava molto a chi aveva difficoltà; un docente con il quale, appena ho cominciato ad insegnare negli anni’80, è nata un’ amicizia, tant’è che spesso veniva a trovarmi al Liceo Scientifico “Galilei”, ove ero collaboratore del Preside, per chiedere in prestito dalla Biblioteca libri di vario genere, di poesia, testi di francese, chiamandomi con l’affettuoso vezzeggiativo “Minicu”.
Sulla figura di Saverio Iabichella va segnalato un volumetto pubblicato nel 2006, dal titolo L’infinito nel palmo della mano. Scritti in onore di Saverio Iabichella, Edizioni Argo; si tratta di una raccolta di scritti da parte di docenti, scrittori, e personalità modicane che hanno pensato di onorarne la memoria, sottolineandone aspetti particolari e ricordi personali. Gli scritti portano le firme di Giovanni Rossino, Antonio Sichera, Nino Cerruto, Piergiorgio Barone, Giuseppe Iabichella e Rita Iabichella, e anche un intervento dello stesso Saverio Iabichella, tenuto in occasione del suo discorso di commiato dall’insegnamento.
Da questi scritti emerge come tutta la vita di Iabichella si sia snodata entro tre orizzonti essenziali:
– l’attività di docente e l’amore per la lettura e il sapere;
– la passione per la ricerca con metodi scientifici e razionalistici;
– l’impegno sociale.

1.L’attività di docente e l’amore per la lettura e il sapere

Saverio Iabichella percorse nella sua attività di docenza la strada tracciata dai grandi maestri della Scienza come da lui stesso affermato; il suo insegnamento di matematica e fisica cercava di far capire agli studenti “il dramma ricco di fascino e di poesia di coloro per i quali la immensità e la bellezza dell’universo furono una rivelazione divina”; del resto amava molto la poesia.
La gravitazione universale, l’infinito, i temi della ricerca dell’universo e i numeri non erano per lui aride astrazioni, ma “spazio” direi emozionale, che lo entusiasmava, accaldava, perché sostanzialmente era anche un amante del mondo filosofico greco e nell’approccio alla matematica guardarva sempre agli inizi della storia della matematica e quindi, innanzitutto, alle figure di Talete, Pitagora, Platone, Euclide, Archimede.
Tutti coloro che lo hanno avuto come professore e che lo hanno conosciuto anche fuori dalla scuola hanno nel tempo compreso che il suo amore per il pensiero matematico era in fondo una bella testimonianza dell’intreccio profondo con la filosofia greca. Altro che inaridimento del cuore la matematica, secondo alcuni luoghi comuni! :

“…Era innamorato – scrive Rossino – di quella Grecia che, nella giovane serietà, riuscì a far sorridere l’Eterno, a far vivere e rivivere l’Essere. Sognava di trasferirvisi per contemplare con stupore e rapita attenzione quei paesaggi e le opere dell’Ellade divina che non sanno occaso…”

Dalla testimonianza di Nino Cerruto, già consigliere comunale di Modica e docente all’Istituto Superiore “Galilei Campailla”, si evince, ad esempio, come egli, giovane studente appassionato per la matematica, fosse del tutto rapito da Saverio Iabichella, tant’è che scrive:

…Devo dire che il prof. era una miniera che lasciava sistematicamente stupiti, sia per le conoscenze fisico-matematiche, sia per la capacità e la fantasia che aveva nel ricercare le soluzioni ai problemi…”

Sono parole significative, queste di Cerruto, che sembrano richiamare un passo autobiografico di Giacomo Debenedetti (1901-1967), forse il più grande critico letterario italiano del Novecento, il quale così ricorda i suoi studi iniziali di Matematica, all’università, prima di passare a quelli di Giurisprudenza e approdare infine a quelli di Lettere:
“Ero un giovane malinconico ed entusiasta, facevo il biennio di matematica al Politecnico di Torino. Ero completamente rapito da quei teoremi, da quei calcoli, da quegli algoritmi, dalla bellezza propriamente lirica di quei ragionamenti, di quelle associazioni, di quei passaggi, dal trionfo ogni volta inebriante con cui si giungeva alle splendide cadenze dei risultati verificabili, dopo il lungo palpitare nell’inseguimento delle formule successive a volte ansioso, implacabile nell’accelerare il cuore, come quando si respirano i cromatismi della musica di Tristano”. (Paolo Maroscia, Matematica e poesia, in Matematica e cultura, 2008).
Una pagina che potrebbe sicuramente applicarsi ai tanti appassionati e non di matematica, che hanno coltivato rapporti personali con Iabichella e che hanno avuto modo di apprezzarlo nel corso della sua carriera scolastica.

2.La passione per la ricerca con metodi scientifici e razionalistici

Per sua ammissione Saverio Iabichella fu uomo di ricerca scientifica di stampo galileano; in questo senso si mossero molte sue ricerche e diversi studi come lo studio di alcune condizioni di divisibilità dei numeri interi; quello della molteplicità di un punto di una curva algebrica, al fine di ricavarne le equazioni parametriche; ed ancora lo studio delle orbite di un corpo celeste che si muove in presenza di un altro corpo che lo attrae, a partire dalla legge di gravitazione universale di Newton; lo studio della parallasse di una stella.
Dunque un vero uomo di scienza che cercava di integrare e corroborare ciò che aveva appreso dai libri, mostrandosi un affabulante portatore di un sapere vivo; un appassionato sognatore, un intellettuale che – come afferma Antonio Sichera – “aveva scelto in maniera irrevocabile l’avventura del pensiero, l’autonomia dell’indagine, la creazione di un proprio mondo”; “un maestro – come scrive Cerruto – per la tenacia che metteva nel risolvere i problemi e nel ricercare soluzioni diverse da quella trovata, e per la passione che aveva per la matematica e la fisica”.

3.L’impegno sociale

Un terzo orizzonte caratterizzante la figura di Saverio Iabichella fu l’impegno sociale, che, fra l’altro, ebbe modo di evidenziarsi nella sua partecipazione al Comitato Cittadino per l’acqua, che portò avanti serie battaglie e raccolte di firme di protesta contro l’Amministrazione Comunale del tempo. Egli non agì per finalità ideologiche ma per una vis sociale che aveva dentro e che poggiava sulla conoscenza dei problemi. Con la sua mitica macchina, la Fiat 850 e poi la 112, era infatti solito girare per la città di Modica per procedere ad una ricognizione di tutti i pozzi d’acqua, punti strategici e saracinesche, secondo la cui apertura e chiusura si determinava il flusso d’acqua in città.
Il suo impegno per l’acqua, specie per i quartieri più disagiati, fu accompagnato da una azione pubblica con costanti comunicati stampa che – come afferma Piergiorgio Barone – erano “forti, coraggiosi, vibranti”, con interventi in trasmissioni sulla radio locale RTM, con riunioni varie che testimonivano quanto gli stesse a cuore il problema.
La sua non fu una battaglia politica, né un passatempo, ma il frutto di una coscienza civile che guardava al bene comune e alla pratica risoluzione dei problemi.
Chiudiamo questo nostro ricordo con le parole con cui lo descrive Giuseppe Iabichella:
“…Aveva una grande umanità e grande rispetto per il prossimo. Umile con i deboli, rigido con i presuntosi e i prepotenti, riusciva con la stessa noncurante semplicità a rapportarsi sia con l’analfabeta che con le più eminenti personalità del mondo culturale e scientifico”.
Morì a Cuneo il 27 giugno 2000.

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