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La frode fiscale Saras della famiglia Moratti…di Giannino Ruzza

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Nel mondo c’è sempre qualcuno che nel baillame della guerra (2015-2016) cerca di sfruttare le occasioni che gli si presentano. E’ quanto pare abbia fatto Saras, società che commercia in petrolio, finita sotto inchiesta, di proprietà dell’ex presidente dell’Inter Massimo Moratti. La società sarda è accusata di frode fiscale per aver acquistato petrolio dall’Isis o Daesh, quei bravi ragazzi dello Stato islamico che quando in auge, pensavano di arrivare a Roma con l’intento, tra le altre cose, di occupare la Cattedra di San Pietro e sottomettere la cristianità. L’operazione avrebbe permesso di frodare il fisco italiano per almeno 130 milioni di euro, mentre i terroristi con il ricavato avrebbero finanziato la jihad (guerra santa). Sotto la lente sono finite 12 navi cariche di oli minerali che avrebbero consentito alla società sarda di essere arci concorrenziale sul mercato, vendendo i propri prodotti a prezzi stracciati. Nel mese di settembre la procura antiterrorismo sarda aveva perquisito le sedi di Cagliari e Milano della società, mentre i pm Guido Pani e Danilo Tronci indagavano Franco Balsamo (Cfo Saras) e il capo dell’ufficio commerciale Marco Schiavetti. La complessa operazione, ruota intorno alla Petraco Oil company, società con sede legale a Londra e filiale operativa a Lugano. Dagli atti risulta che la società ha acquistato “gli oli minerali dalla Edgwaters Falls, società delle Isole Vergini”, che a sua volta aveva comprato il carico da un’azienda turca, che a sua volta aveva acquistato il carico in Iraq, ma non si conosce la località. Per l’appunto! Tra le ipotesi di reato, il riciclaggio, il falso in bilancio, oltre che a vari reati tributari. In questo contesto, Saras ha effettuato bonifici per circa 14 miliardi verso la Petraco Oil company e altre società gemelle compresa la Edgewaters. Inoltre, dalle IsoleVergini (non tanto vergini, essendo considerate dalla Ue paradiso fiscale) sarebbero partite tre tranche di pagamento che hanno insospettito gli investigatori: la prima di 217 milioni di dollari verso una società turca, la Powertrans, che secondo i documenti avrebbe dovuto fornire il petrolio; agli atti c’è un pagamento di 4 miliardi verso il governo federale curdo, nello specifico verso il ministero dell’Economia e delle Risorse naturali (il petrolio era loro), mentre nella filiale tedesca di Unicredit è emersa un’operazione di storno di 60 milioni effettuata dalla Edgewaters al governo curdo. Un bel gruzzoletto di soldi che sono transitanti dal mar dei Caraibi verso Medio oriente e Europa. Non si è fatta attendere, la risposta della società. In un comunicato stampa la società petrolifera ha negato ogni coinvolgimento, respingendo “fermamente ogni associazione del nome della società al contrabbando di petrolio e di carburante, in quanto del tutto priva di fondamento e lesiva della immagine propria e dei collaboratori del gruppo”. La società, inoltre, si dichiara “a disposizione nella piena consapevolezza della bontà e della trasparenza delle operazioni effettuate dal gruppo”. Infine, Saras si riserverà – conclude la società in una nota- “di porre in essere ogni iniziativa a tutela del buon nome della società” e “ribadisce il proprio impegno nel contrasto di pratiche illecite sul mercato, anche attraverso la denuncia di comportamenti anomali e l’elaborazione di proposte di sviluppo della normativa”.

 

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