
Mentre nel 2019 il numero totale degli occupati in Sicilia era cresciuto dello 0,3 per cento rispetto all’anno precedente, dato in assoluta controtendenza con quanto accaduto con il resto del Mezzogiorno nello stesso periodo, a causa della pandemia da coronavirus le performance economiche della nostra isola, così come si è verificato un po’ ovunque, sono colate a picco. Ma il modello che era stato seguito prima dell’emergenza ha dimostrato appieno il suo valore. E sullo stesso dobbiamo puntare, potenziandolo, per cercare di accelerare la ripresa da questo momento negativo e, allo stesso tempo, molto complesso”.
E’ il presidente della commissione Attività produttive all’Ars, on. Orazio Ragusa, ad evidenziarlo dopo avere avuto modo di ascoltare, in questi giorni, i rappresentanti di varie categorie che esprimono tutti lo stesso disagio, anche se con alcune differenze che però non sono sostanziali. “La mancanza di liquidità, la possibilità di non potere contare su risorse a fondo perduto e, soprattutto, l’assenza di un posticipo prolungato nel tempo con riferimento alle scadenze per tributi – spiega l’on. Ragusa – rappresentano una palla al piede circa le velleità di recupero dei vari comparti che, chi più chi meno, stanno attraversando la situazione più complicata degli ultimi decenni. Dall’agricoltura all’industria, dal commercio al terziario, non c’è un solo settore che sia stato risparmiato. Anche il settore dell’autotrasporto, pur non avendo chiuso di fatto i battenti durante il periodo del lockdown, sta facendo registrare problemi non da poco e questo significa che non per forza l’essere rimasti aperti abbia salvato la situazione economica. Ci sono, poi, gli operatori del turismo, dalle strutture ricettive alle agenzie di viaggio, per i quali è necessario mettere in campo degli impegni particolari. In Finanziaria regionale abbiamo compiuto sforzi straordinari. Ma da soli non basteranno. Ci vuole un coordinamento con il Governo nazionale. Anche se, in quest’ultimo caso, gli annunci fatti non sempre sono risultati corrispondenti agli interventi attesi. E questo ha creato disorientamento e incapacità di programmare il futuro. Ecco perché è opportuno che si possa operare sinergicamente per assicurare gli aiuti previsti alle varie realtà produttive della nostra isola”.
“Per quanto concerne la provincia di Ragusa – prosegue ancora l’on. Ragusa – è necessario risollevarsi al più presto individuando le misure che possono risultare funzionali alla necessità di recupero dell’area iblea. Accelerare le Zes, ad esempio, può rappresentare un valido strumento nel tentativo di fornire adeguati supporti alle imprese interessate a investire sul territorio con agevolazioni specifiche. Ma anche il percorso che si sta portando avanti con i fondi ex Insicem potrà garantire liquidità immediata alle piccole e medie imprese presenti sul territorio, non dimenticando, naturalmente, l’agricoltura, il florovivaismo, la zootecnia e tutte quelle realtà produttive che hanno sofferto in maniera pesante l’effetto lockdown. Direi, inoltre, che gli istituti bancari presenti sul territorio devono potersi caratterizzare per quel rapporto di intensa fiducia con le imprese che, negli anni passati, hanno fornito il la per la creazione del modello Ragusa”.