“Le nostre istituzioni devono imparare, da quanto sta accadendo, a concentrare risorse sull’adeguamento strutturale dei nostri ospedali, sull’impiego di personale sufficiente e, soprattutto, da subito, sulla fornitura di dispositivi di sicurezza. Tutti i cittadini, in questa complessa fase, stanno riscoprendo e apprezzando il ruolo e la professionalità della nostra Sanità pubblica”. Così il segretario generale della Ust Cisl Ragusa Siracusa, Vera Carasi, insieme ai segretari di Fp Cisl, Daniele Passanisi, Cisl Medici, Vincenzo Romano, e Fisascat, Teresa Pintacorona, interviene su ciò che sta sopportando la sanità pubblica italiana e, quindi, quella locale. “Il più grande disagio – concordano i vertici sindacali – riguarda la mancanza di presidi ospedalieri di protezione. Nella sanità pubblica, in quella privata e nel primo soccorso, mancano i dispositivi di protezione individuali. Bisogna provvedere immediatamente, questa deve diventare la priorità delle istituzioni e della politica. Medici, infermieri, ausiliari, insieme al servizio mensa e pulizieri, sono in continuo contatto con degenti”. Cosa significa questo? “Se gli operatori si ammalano – proseguono i rappresentanti Cisl – andiamo incontro a due rischi evidenti: che possano contagiare i pazienti e che, in caso di loro quarantena, si lascino sguarniti di personale interi presidi”.
Molte aziende sanitarie, come è stato rimarcato anche dai livelli nazionali del sindacato, non stanno recependo in pieno il decreto e somministrano con il contagocce il materiale necessario alla tutela del personale sanitario. “Stiamo toccando con mano quanto non è stato fatto nel tempo – aggiungono ancora Carasi, Passanisi, Romano e Pintacorona – L’esiguo numero di posti letto, la mancanza di personale e il budget ridimensionato ci stanno mettendo di fronte una realtà evidente. Le province più piccole sono state penalizzate perché le unità operative, quindi il personale assegnato, sono state determinate dal numero dei posti letto assegnati. Siamo impreparati e in ritardo. Oggi tocca alla politica ridurre il gap. Dobbiamo attivarci sul fattore tempo; in questo modo possiamo garantire la sicurezza dei lavoratori e, ovviamente, quella di tutti i cittadini”. Ust, Funzione pubblica, Medici e Servizi evidenziano ancora i turni massacranti cui sono sottoposti tutti gli operatori della sanità. Spesso molti di loro vengono spostati di reparto per esigenze interne, più che per necessità specialistiche. “Qui si va ben oltre gli ammortizzatori sociali – evidenziano Carasi, Passanisi, Romano e Pintacorona – Alcuni lavoratori devono essere tutelati nei posti di lavoro proprio perché non potranno lasciare il posto di lavoro. È una corsa contro il tempo. I cittadini restino a casa contribuendo al contenimento del virus, la politica e le istituzioni facciano presto nella messa in sicurezza di tutti i nostri ospedali”.
