
“Ti comunico prima di ogni altro che abbiamo raggiunto l’accordo con Pino Rigoli e Gianluca Impellizzeri. Vogliamo vincere il campionato”. Quella telefonata la ricordo ancora come se fosse oggi. Allora seguivo il Modica Calcio quale corrispondente del Giornale di Sicilia ma con Antonio Aurnia c’era già una forte stima di quella cosiddetta “a pelle”. Lo apprezzavo perché, rispetto agli altri, era avanti nelle idee: a lui si deve la nascita del Polo Commerciale e poi dell’Associazione omonima di cui fu anche presidente, e lo sviluppo di un’area attraversata dalla Ss. 115, ora Viale della Costituzione, nella quale il commercio esplose con la nascita tra gli altri dei grandi centri commerciali come Moda Italia e Scaringi. A lui si devono tanti posti di lavoro, tante, migliaia certezze nelle famiglie. Antonio Aurnia ha scelto l’eutanasia, perché coraggioso lo era, e non mi va di parlare di suicidio. Modica, il territorio ibleo, la Sicilia perde un imprenditore che dalle stelle si è visto scaraventare da eventi spiacevoli nella stalla. Non ha retto: aveva pianificato da tempo questa fine, addirittura pare avesse fatto un sopralluogo all’altezza del pilone del Viadotto dal quale si è lanciato. Ha lasciato delle lettere alla famiglia. Se ne è andato pianificando anche la sua morte, con lo stile suo, così come aveva pianificato la sua attività imprenditoriale fino al tracollo, così come aveva pianificato la sua ascesa nel Modica Calcio fino a portarlo in C 2, prima della radiazione della società per fatti mai chiariti. Lui, però, aveva reagito con un ultimo atto: aveva acquisito, con uno sforzo economico notevole, il titolo di Promozione della Libertas Acate che l’anno successivo approdo’ in Eccellenza, prima di lasciare definitivamente. Antonio Aurnia, figlio unico di due imprenditori del settore abbigliamento, lascia la moglie e due bambine.
Antonio, che la terra ti sia lieve.