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Vittoria, si fingeva gay per fare abboccare le vittime. Poi arrivavano i complici violenti. Via al processo

Escusso il primo teste, un ufficiale di polizia giudiziaria, nel processo a carico di Emanuele Marino, 20 anni, di Comiso, componente di un terzetto omofobo e violento, arrestato nel mese di agosto del 2018 dalla polizia, perchè accusati di avere commesso più rapine, estorsioni, lesioni gravi e violenza privata.  Gli altri due sono stati già condannati dal Gup di Ragusa, Andrea Reale. Christian Gerratana, nato a Vittoria, 25 anni, è stato condannato a tre anni e otto mesi di carcere, mentre  Gaetano Velardita, a nato a Comiso, 24 anni, ha avuto una pena inferiore di due mesi. Stralciata, in quella occasione, la posizione di Emanuele Marino. Le accuse mosse ai tre erano aggravate dall’aver agito in luogo isolato,   di notte, approfittando di circostanze di tempo e di luogo tali da ostacolare la privata difesa. Il teste, un poliziotto, escusso dal pubblico ministero, Santo Fornasier, ha spiegato che per le indagini si sono avvalsi delle immagini della videosorveglianza e che i volti dei tre erano chiaramente riconoscibili.
A fine giugno del 2018 la prima di una serie di rapine veniva consumata a Vittoria, precisamente alla “zona” (la zona industriale viene così chiamata da tutti, da qui il nome dell’operazione). La rapina descritta dalla prima vittima     destava subito particolare allarme. Questi si era recato nella  zona industriale per incontrare un partner occasionale. Pertanto parcheggiava l’auto in attesa di conoscere qualcuno. Durante l’attesa si avvicinava uno degli autori fingendo di volere fare amicizia e dopo poco lo convinceva  a spostarsi da quel luogo per cercare un posto isolato per rimanere a fare due chiacchiere. La vittima abboccava  e insieme si allontanavano raggiungendo una zona distante poche centinaia di metri ma molto buia. Non appena la vittima parcheggiava l’auto, il finto partner lo colpiva ripetutamente trascinandolo fuori dall’auto e minacciando di ammazzarlo di botte se non avesse consegnato tutti gli oggetti di valore e il denaro. L’autore del reato era stato  prontamente raggiunto da due complici che picchiavano il malcapitato  procurandogli lesioni gravi. Non paghi di quanto rapinato   lo costringevano a recarsi in un vicino bancomat per prelevare altro denaro sotto la minaccia di continuare a picchiarlo. I malviventi durante la brutale rapina continuavano a insultare la vittima con gravi frasi omofobe: “pezzo di finocchio”, “gente come te mi fa salire il sangue alla testa”, “frocio”. Il reato di rapina fu  consumato a Vittoria, mentre i prelievi coatti di denaro al bancomat, ovvero l’estorsione, erano stati effettuati  ad Acate, luogo di residenza dei tre. Il collegio penale del Tribunale di Ragusa(Panebianco, Manenti, Rabini)ha rinviato il processo al 31 gennaio.

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