
Alle volte guardare dei cartoni animati può aiutare a vedere la realtà con un occhio diverso, ma può essere utile anche per tornare eterni bambini e ricordare la spensieratezza di un tempo.
I film di animazione odierni non sono più come quelli di un tempo, visto lo straordinario sviluppo tecnologico, ma l’obiettivo di trasmettere un messaggio educativo non è cambiato. Anche oggi pellicole di animazione cercano di trasmettere dei valori, alcune volte questo viene centrato in pieno, altre volte viene disatteso a causa di molteplici fattori, come la moda e le tendenze.
Guardando “Emoji – accendi le emozioni” sono rimasto incuriosito a partire dal titolo, in particolare mi ha colpito la frase “accendi le emozioni”.
Le emozioni sono un tema sempre attuale, anzi ad oggi forse il più importante, perché non facciamo altro che esprimerle attraverso gesti e soprattutto con delle simpatiche faccine.
The emoji movie è un pellicola di animazione prodotta negli Stati Uniti nel 2017, un film dalla durata non di certo breve, dall’intreccio narrativo molto fitto, alle volte un po’ pesante da seguire.
La pellicola racconta la storia di una emoji sconsolata perché, a differenza degli altri non riesce ad avere un’unica espressione, divenendo un problema all’interno del “sistema perfetto” in cui vivono tutte le altre emoticon.
Pur di essere una emoji perfetta partirà per un viaggio tra le app cercando di trovare la perfezione, ma invece scoprirà qual è la sua vera essenza, e il suo ruolo all’interno del sistema “perfetto”.
La emoji si ritrova a navigare dentro il cellulare di un adolescente, la cui vita gira tutta intorno al suo smartphone.
Il film tenta di sottolineare delle tematiche attuali che riguardano proprio i rapporti umani basilari, che oggi sono sempre più veicolati e mediati dalla tecnologia.
Il proprietario del cellulare è anche egli un protagonista di questa storia, infatti si ritrova a vivere la sua fase di crisi adolescenziale, e nello specifico la fase dell’innamoramento: una cotta per una compagna di classe inespressa pienamente, anche lei phon-additech. La comunicazione del film è tutta incentrata sulle attività di uno smartphone, ma l’obiettivo da realizzare per il protagonista è sempre analogico: il ballo di fine anno.
La pellicola conduce ad una riscoperta e a un dialogo che vede emergere l’aiuto reciproco e il sentirsi utili per la realizzazione del bene comune, come nel caso delle emoji; mentre l’adolescente vince le sue paure e riesce anche attraverso l’uso della tecnologia ad esprimere il suo affetto, e andare al ballo di fine anno con la persona desiderata.
Queste tematiche inducono a riflettere su almeno due interrogativi. Il primo si è capaci di saper vivere umanamente nella realtà senza abusare della tecnologia? Si è ancora in grado di esprimere le nostre emozioni in modo analogico, oltre che con l’ausilio di faccine?
Le risposte a questi due interrogativi potrebbero portare anche alla stesura di un saggio, in quanto si tratta di tanti piccoli problemi legati alla vita di tutti i giorni. La questione delle emozioni investe tutto l’uomo, e non è un evento sporadico, ma è il pane quotidiano della vita.
L’uomo per natura è in grado di affrontare la realtà facendo un uso sapiente di tutto ciò che lo circonda, alle volte però dimentica il suo lato umano e preferisce ricorrere esclusivamente all’ausilio della tecnologia. Vivere umanamente la realtà vuol dire dare il giusto peso alle cose, alle situazioni che la vita pone, sapendo giocare bene anche con la tecnologia. Avere il coraggio di affrontare tutte le sfaccettature, senza rifugiarsi dietro ad uno schermo per attaccare e dire la propria.
La realtà umana è complessa, ma ciascuno ha il compito di semplificarla nel proprio piccolo, la tecnologia può aiutare in tutto questo, ma se usata con secondi fini può arrecare danni immensi a se stessi e a chi c’è vicino.
La tecnologia non è la realtà, ma solo un mezzo per potere vivere pienamente e nel migliori dei modi la vita di sempre. Le emozioni sono parte vitale della realtà, sono l’olio che lenisce ogni cosa, possono essere più o meno belle, più o meno significative, ma certamente lasciano un segno indelebile nella vita di ciascuno.
L’ausilio della tecnologia permette di dare il nostro stato emotivo con un semplice ideogramma, una faccina, queste non servono solo per il nostro stato emotivo, anche se inizialmente erano nate con questo intento, ormai esprimono la qualunque.
Le emoticon sono però una mina vagante, per questo molte volte vengono usate con attenzione e moderazione, perché c’è sempre il rischio di esprimere troppo o niente, o come in alcuni casi danno luogo al fraintendimento.
Il rischio di usare solo delle emoticon porta a banalizzare le emozioni. Ecco perché oggi bisogna esprimere le proprie emozioni e farle comprendere agli altri anche senza l’ausilio della tecnologia. C’è bisogno di riprendere in mano la penna e scrivere quelle che sono le proprie emozioni e i propri sentimenti. Non è nostalgia, non è romanticismo, e nemmeno tornare all’età della pietra, è solo un invito a tornare alla realtà con schiettezza e semplicità, evitando di nascondersi dietro uno schermo a luce fredda.
Fa sempre bene ricevere anche due righe scritte a mano, queste riempiono il cuore ed esprimono se stessi. Le emozioni non sono un videogioco, non sono semplici faccine che si usano a piacimento e senza senso, le emozioni sono vita, quella vera fatta di quotidianità che si vive tra mille gioie, e altrettante inquietudini e difficoltà, al di là dello smartphone con amici e con le persone amate.
Le emozioni sono un mix armonico, una macchina perfetta in cui tutte: gioia, tristezza, paura, rabbia e disgusto, (secondo lo psicologo americano Paul Ekman sono le cinque emozioni basi), giocano interrottamente la loro gara generando tante altre emozioni: sfumature della vita.
Una vita senza emozioni è come un armonia priva degli strumenti necessari per essere eseguita. Esprimete al meglio le vostre emozioni stando attenti alla realtà, che è sempre diversa da come la tecnologia la presenta.