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Modifica del disciplinare di produzione dell’olio dop monti iblei, il presidente del consorzio di tutela Arezzo: “Ritardi esasperanti dall’Ue. A rischio campagna olearia”

I ritardi che continuano a registrarsi circa la definitiva approvazione della modifica del disciplinare di produzione dell’olio Dop Monti Iblei sono la dimostrazione eclatante di come la burocrazia esasperi gli imprenditori e freni lo sviluppo. Dopo la conclusione di tutta una serie di passaggi, compresa la “pubblica audizione” del gennaio 2018, la modifica (che, oltre ad alcuni adeguamenti suggeriti dalla stessa comunità europea tramite il Mipaaf, comprende una nuova configurazione del comprensorio), ottenuto il benestare della Regione e l’approvazione da parte del ministero delle Politiche agricole, è stata trasmessa da oltre un anno agli uffici di Bruxelles da dove, nonostante i tanto decantati metodi europei, non si riesce ad avere le notizie utili all’importante settore produttivo fiore all’occhiello di un territorio ovunque apprezzato per la qualità, per la bontà e per la ricchezza delle produzioni agroalimentari.
“Recependo le esigenze e le sollecitazioni degli olivicoltori e dei numerosi altri imprenditori della filiera – dichiara Giuseppe Arezzo, presidente del consorzio di tutela – abbiamo più volte cercato di fare capire che la modifica è stata imposta da circostanze per le quali le imprese hanno bisogno di risposte per nulla compatibili coi tempi di una burocrazia snervante. Ulteriori ritardi rischiano di riflettersi negativamente sull’andamento e sulla organizzazione della prossima campagna olearia. Di fronte a tale situazione, il consorzio si è ulteriormente attivato, direttamente e tramite il ministero, per rappresentare la situazione in cui ci si è venuti a trovare e per chiedere l’accelerazione delle procedure e per avere al più presto le risposte attese da tempo”. Da tenere conto che l’appello del consorzio è stato raccolto dal parlamentare europeo Innocenzo Leontini che, sulla questione, ha presentato una circostanziata interrogazione alla commissione Ue che, in ogni caso, dovrà comunque dare una risposta entro i termini imposti dai vigenti regolamenti, nella speranza che l’iniziativa possa rivelarsi determinante per lo sblocco della pratica nell’interesse dei produttori e di tutta la filiera.

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