Modica, si stanno perdendo le basole in calcare duro nella zona Fontana Grande

Le continue e violente piogge che hanno dato vita alla cosiddetta “ cina ‘nta cava” hanno provocato un rilevante danno nella zona “Fontana Grande”, presso l’alveo “Pozzo dei Pruni”.
All’altezza della stazione di sollevamento Fonte San Pancrazio, si trova un’ampia area pavimentata con basole di calcare duro di dimensioni notevoli sia per ampiezza quanto per spessore. Si tratta di un pavè particolare, tipico delle nostre zone, che oggi è impensabile realizzare. “Queste basole, spesse almeno 30 cm. – spiega Francesco Galazzo, che ci segnala il problema – proprio in quel punto, sono state messe a suo tempo per un motivo ben preciso e cioè evitare, in quel tratto di alveo, l’erosione del letto dell’alveo stesso e contemporaneamente, con la costruzione di scivoli sempre in basole, rallentare la velocità quindi la pericolosità che poteva rappresentare “ a cina”. Proprio da quel punto, “ra Funtana Ranni“, fino agli inizi degli anni ’60, si dipartiva il fiumicello che percorreva la cava fino a raggiungere i primi due mulini ad acqua presso il Quartiere Mulinelli, per poi riprendere la sua corsa per la Vignazza, dove incontrava un altro mulino ad acqua, e così via fino a raggiungere la Fiumara di Modica quindi Scicli e Donnalucata, per tuffarsi nelle braccia del suo Mare”. Ora le basole, pur nelle loro notevoli dimensioni, sono state divelte dalla furia dell’acqua. “Proprio alla base della piccola cascata(che serve a sminuire la velocità dell’acqua oltre ad assecondarne il declino), si è creata una voragine con dentro un enorme blocco di calcare che sembra un caciocavallo. Accanto, lato stazione sollevamento acqua, la strada di accesso all’alveo, è franata”. Proprio da quel punto si dipartiva il torrente della “Fontana Grande”. “La zona – aggiunge Galazzo – è stata parzialmente transennata da tempo, quindi desumo che chi è preposto al controllo del territorio ne sia a conoscenza. Mi auguro, quindi, che presto il tutto sia ripristinato. Importantissimo è riportare la sicurezza in quel luogo, ma, altrettanto importante è
ripristinare il basolato di quella stupenda area. Se non si interviene in tempo utile, si rischia che altre basole saltino come tessere di un mosaico. Per fortuna, molte di quelle che mancano, si trovano nel letto dell’alveo, quindi recuperabili, anche se alcune a suo tempo sono finite nelle gabbionate realizzate( dopo l’alluvione del 22/23 Gennaio 2017 ) per contenere il terrapieno che delimita l’alveo stesso”. Inutile sottolineare il valore di quelle basole, non solo per il fatto che oggi con una di quelle se ne producono almeno quattro, quanto per il fatto di essere state lavorate a mano e ricavate da tralci di roccia omogenea (priva di nervatura ) e per questo resistenti. “Non posso non rilevare come alcuni giorni fa, un Consigliere Comunale si è recato presso l’area attrezzata “Padre Basile”, per presenziare alla piantumazione di alcune querce come iniziativa per l’incremento del verde pubblico. A parte il fatto che era meglio mettere le querce ad una distanza congrua, almeno 15 metri l’una dall’altra vista la crescita della sua chioma, il Consigliere forse non aveva consapevolezza di trovarsi a poche decine di metri del basolato di cui ho parlato prima. Se si fosse reso conto di ciò, certamente non avrebbe perso occasione di farsi una bella foto con il suo gruppo. Probabilmente questo avrebbe dato maggiore risalto al problema di quanto gliene possa dare io con la mia testimonianza”.

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