
Novantatre i tunisini traghettati dalla unità navale militare portoghese Don Francisco De Almeida al porto di Pozzallo nel pomeriggio di oggi: 79 uomini, 1 donna e 13 minori maschi non accompagnati.
Lo sbarco, iniziato alle 13,40, si è concluso alle 16,44. Un giovane è stato ricoverato all’ospedale di Modica per una lussazione alla spalla destra.
A ritmo notevole gli sbarchi di queste ultime ore. A Messina è arrivato il pattugliatore della Guardia di finanza “Inzucchi” con 20 migranti a bordo. Domani a Trapani arriverà la nave Aquarius della Organizzazione non governativa Sos Mediterranee con 538 persone. Ieri sera a Lampedusa sono stati rintracciati a terra 10 migranti arrivati nell’isola agrigentina su una piccola imbarcazione.
Ma veniamo allo sbarco di Pozzallo. I 93 migranti sono tutti tunisini. In virtù di un preciso accordo bilaterale tra Italia e Tunisia i nuovi arrivati dovrebbero essere rimpatriati immediatamente. Ma nessuno di loro lascerà il territorio italiano. Hanno sette giorni di tempo per lasciare il nostro Paese, per cui anche questo ultimo gruppo di stranieri non aventi diritto a rimanere in Italia, andrà ad ingrossare l’esercito di oltre cinquemila tunisini sbarcati nelle nostre coste.
Molti sono pregiudicati e, una volta arrivati in Italia, non potendo entrare mai nel circuito dell’accoglienza, finiscono in clandestinità. Difficile stabilire quanti soggetti in contatto con il terrorismo internazionale possano nascondersi fra di loro, come accadde nei mesi della primavera araba del 2011. Al Viminale sanno perfettamente che dalla Tunisia arriva in Europa il maggior numero di foreign fighters.
Tre ore per completare le operazioni di sbarco. Di gran lunga superiore alla media il tempo impiegato. Trattandosi di migranti provenienti dalla Tunisia le forze dell’ordine, ovviamente, hanno proceduto con la massima attenzione.
A quanto pare funziona alla grande il piano del finanziere americano di origini ungheresi, George Soros, di assecondare la fuga di intere popolazioni africane verso l’Italia e l’Europa servendosi delle Organizzazioni non governative della sua Open Society alle quali, nel 2017, ha donato 500 milioni di dollari.
Il capo di Frontex, Fabrice Leggeri, è stato il primo a denunciare che “le navi di alcune Ong finanziate da Soros agiscono in prossimità delle coste libiche incoraggiando di fatto i trafficanti di vite umane ad ammassare centinaia di poveri sventurati su barche inadatte ad affrontare la navigazione, con rifornimenti di acqua e carburante appena sufficienti per coprire poche miglia”.
Il Topaz Responder della Moas, il Bourbon Argos di Msf e l’MS di Sea Eye, le navi impegnate in queste pilotate operazioni di salvataggio.
A seguito del codice di condotta imposto dal ministro dell’Interno Marco Minniti alle unità navali in attività nel Mediterraneo, numerose le Ong che hanno preferito svolgere altrove il loro disinteressato “lavoro umanitario”.