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L’aragosta dello chef: tra tradizione, etica e social media

Tempo di lettura: 2 minuti

MARINA DI MODICA, 11 Agosto 2025 -Un video pubblicato sui social media dallo chef modicano, Carmelo Ferreri, ha scatenato una vera e propria tempesta mediatica. Il filmato, che mostra la preparazione di uno degli spaghetti all’aragosta più apprezzati del suo ristorante “Corallo”, è diventato in poche ore un caso che ha diviso il pubblico del web. La causa della polemica? La decisione di mostrare un’aragosta ancora viva, accarezzata e poi tagliata a metà, prima di essere messa a cuocere sulla griglia.

Le immagini hanno scatenato l’indignazione di molti utenti. Nonostante il momento del taglio non sia stato ripreso, il video mostra l’animale diviso a metà con dei lievi movimenti sulla griglia, segno, secondo molti, di una sofferenza inutile e crudele. “Si poteva evitare”, “Vedere questo video sinceramente mi fa pena”, “Ma dai si muove ancora sulla griglia…”, sono solo alcuni dei commenti critici che hanno invaso il post. L’accusa principale mossa allo chef è stata quella di voler creare clamore e di non mostrare rispetto per l’animale.

Non tutti, però, hanno condannato il gesto di Ferreri. A difesa dello chef sono intervenuti numerosi utenti, che hanno cercato di spiegare la natura dei movimenti dell’aragosta. “Il sistema nervoso dei crostacei non è centralizzato come nei vertebrati, quindi i movimenti che si notano rappresentano dei semplici riflessi”, ha commentato un utente, supportato da altri che hanno ironizzato sulla situazione: “La mangiamo tutti, però tutti facciamo finta che siano già nate morte?”. Questa posizione mette in evidenza la profonda differenza tra il sentire comune e la realtà biologica, sottolineando che quella dello chef non è altro che una pratica comune nella cucina italiana.

Dal punto di vista legale, lo chef Carmelo Ferreri non ha commesso alcuna irregolarità. In Italia, a differenza di altri paesi come la Svizzera, dove è obbligatorio stordire preventivamente i crostacei prima della cottura, non esiste una normativa specifica che regoli questa pratica. Il Regolamento UE 1099/2009 sulla protezione degli animali durante la macellazione esclude esplicitamente i crostacei, lasciando ogni stato membro libero di agire in autonomia. La pratica mostrata nel video è quindi del tutto lecita, ma solleva interrogativi più ampi sull’etica culinaria e sulla sua rappresentazione nell’era dei social media.

L’episodio ha acceso un faro sul delicato equilibrio tra tradizione culinaria, rispetto per gli animali e la crescente influenza dei social media. Se da un lato il video ha sicuramente portato visibilità al ristorante “Corallo”, dall’altro ha innescato un dibattito etico che va oltre il singolo piatto. La domanda che rimane è se la trasparenza, a volte cruda, del processo di preparazione sia sempre la scelta migliore per un pubblico sempre più sensibile e connesso, che reagisce non solo al gusto ma anche all’immagine.

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6 commenti su “L’aragosta dello chef: tra tradizione, etica e social media”

  1. ..la vera indignazione è il prezzo del piatto che viene proposto in uno chalet ri marina ri muorica manco a taormina..a leviti và

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  2. Ma.leggendo le recensioni di questo posto, credo che tutte queste scenette servono per attirare i clienti…..che poi mangeranno …..

  3. Moriremo di inedia
    Troppa marmellata si sta sciogliendo
    D’accordo sbagliato ed inutile far vedere la fine dell’aragosta .
    Ma le reazioni , mammamia
    Tutto quello che mangiamo deve prima morire
    Anche un mazzo di cavoli .

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    7
  4. E se qualcuno postasse quando tirano il collo alla gallina, sarebbero guai seri 😂
    Carmelo, continua a fare il tuo lavoro come hai sempre fatto, sei un grande.

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    3

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