
Il poeta e scrittore modicano Domenico Pisana ha ricevuto lo scorso 29 marzo a Cattolica, in Emilia Romagna, il PREMIO LOGOS CULTURA nell’ambito della 17^ edizione del Premio internazionale Città di Cattolica “Pegasus Literary Awards, L’oscar della Letteratura italiana”, al quale hanno partecipato poeti, scrittori e saggisti in lingua inglese, francese e spagnola oltre che in lingua italiana. Il Premio ha ricevuto il Patrocinio del Parlamento Europeo, della Presidenza della Repubblica Italiana, Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero dei beni e delle attività culturali, della Regione Emilia Romagna, della Republica del Ecuador e della provincia di Rimini.
L’ opera inedita di Pisana premiata, porta il titolo “La poesia tra sogno e profezia nell’era dell’umanesimo digitale”. La cerimonia si è svolta nel cuore della cultura di Cattolica, il Teatro della Regina.
Nella Giuria, presieduta da Giuseppe Bonelli, già Presidente Premio Bancarella, figuravano , tra gli altri, Angelo Chiaretti, Ispettore onorario Ministero della Cultura, Roberto Sarra, editore e scrittore, Daniela Quieti, giornalista e Direttore editoriale, Francesca Gussoni, critico letterario, Laura Squizzato, giornalista e conduttrice RAI, Giusi Cafari Panico, poetessa, scrittrice e sceneggiatrice, e Mauro Macario, regista, scrittore e poeta.
Abbiamo intervistato l’autore sul tema del testo premiato.
Domenico Pisana che valore attribuisce a questo premio ricevuto a Cattolica?
Si tratta di un premio che mi giunge molto gradito, perché assegnato ad una mia opera ancora inedita che vedrà presto la pubblicazione, e che pone delle riflessioni su quello che è il ruolo della poesia nel terzo millennio, atteso che la poesia, nell’Occidente ma non solo, sin dal mondo classico è stata da sempre intrisa dei valori dell’umanesimo. Da Omero a Virgilio, ai lirici greci passando per Dante e Petrarca, non c’è stata poesia che non abbia avuto, nella sua essenza più profonda, la presenza dell’ “humanitas” intesa nel senso dello scrittore latino Terenzio, che con questo termine intendeva uno stile di vita giusto ed equilibrato ed un modo corretto di relazionarsi con le altre persone.
L’humanitas non è però da contrapporre a “divinus” , anzi al suo interno un posto rilevante occupa sicuramente la fede religiosa e la spiritualità, tant’è che i grandi poeti della Letteratura italiana e mondiale si sono sempre posti con inquietudine il significato dell’esistenza con domande ben precise: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo, perché viviamo, che senso ha la vita, trovando nel mistero della Trascendenza la strada di una ricerca interiore personale e sociale.
Nell’era digitale la poesia – afferma Domenico Pisana – deve diventare uno strumento per riflettere sulla nostra identità, sulle relazioni che instauriamo on line e sulle implicazioni etiche dell’uso del digitale. Con le nuove tecnologie la poesia è divenuta visiva, interattiva e capace di far interagire parole, immagini, video, suoni; è diventata poesia sonora atteso che viene accompagnata da suoni, musica o effetti sonori; poesia ipertestuale, poesia immersiva, cioè un’esperienza che coinvolge tutti i sensi del lettore e che può interagire con l’ambiente circostante.
Internet, insomma, ha reso la poesia accessibile a un pubblico più vasto. Le piattaforme social e i blog letterari permettono ai poeti di condividere le proprie opere, di interagire con i lettori e di creare comunità letterarie on line che stimolano la creatività e aprono nuove prospettive espressive.
L’era digitale sta dunque favorendo la collaborazione tra poeti, artisti, musicisti, attori e pittori, dando vita a progetti innovativi e interdisciplinari, e così la cultura e il digitale sono diventate due realtà in costante evoluzione, che si influenzano reciprocamente. E questo incontro rappresenta sicuramente una sfida, ma anche una grande opportunità per ripensare il ruolo della poesia nella società contemporanea.
Ci sono dei rischi e delle criticità che possono derivare da questo incontro tra poesia e digitale?
Sì, ci sono certamene dei rischi, tra i quali la perdita dell’autenticità: si corre il rischio che la poesia digitale perda il suo carattere intimo e personale, diventando un prodotto commerciale, standardizzato e omologato. Un secondo rischio è la superficialità: la sovrabbondanza di poesie on line sta portando a una frammentazione dell’attenzione e a una difficoltà nel concentrarsi sulla lettura e sulla scrittura poetica, sta determinando una dipendenza dalle tecnologie digitali che rischia di limitare la creatività e l’autonomia degli autori.
Ma di là di queste criticità, certo è – secondo il poeta Pisana – che se l’umanesimo digitale contiene in sé questa possibilità di unire e di connetterci a livello mondiale, una domanda viene spontanea: A che serve la poesia , supposto che a qualcosa serva? E’ sintomatico il fatto che anche Papa Francesco dà importanza alla poesia, se è vero che anche lui è autore di un libro dal titolo “Viva la poesia” , ove rivolgendosi ai poeti, dice loro: fateci sognare!
Ma se andiamo oltre c’è un testo di Khalil Gibran, poeta, pittore e filosofo libanese di religione cristiano-maronita emigrato negli Stati Uniti, la cui poesia si trova tradotta in oltre 20 lingue, che in una sua poesia specifica quale possa essere il ruolo della poesia nel favorire l’inclusione della civiltà occidentale e quella orientale. In questo testo dice Gibran:
La poesia è il salvagente
cui mi aggrappo
quando tutto sembra svanire.
Quando il mio cuore gronda
per lo strazio delle parole che feriscono,
dei silenzi che trascinano verso il precipizio.
Quando sono diventato così impenetrabile
che neanche l’aria
riesce a passare.
Il poeta del terzo millennio è, per restare a Gibran, colui che con i suoi versi entra dentro le macerie interiori della vita per ricostruirla, rianimarla. Nell’era digitale occorre il passaggio dal poeta che descrive o canta la vita al poeta che “ri-costruisce e che butta un salvagente per aiutare l’uomo a salvare la vita”.
Nell’umanesimo digitale la poesia – conclude Domenico Pisana – deve ritornare ad avere una nuova funzione sociale e profetica in grado di aiutare l’uomo a leggere dal di dentro se stesso, i suoi rapporti con l’altro, con la società: la poesia deve – e mi avvalgo delle parole sempre attuali di Salvatore Quasimodo – “ri-fare l’uomo dentro”: questo è il problema capitale”! – affermava il Premio Nobel per la Letteratura.
Ringrazio la Giuria per aver apprezzato il mio testo inedito di 55 pagine, che viaggia dentro la poesia contemporanea evidenziando il suo ruolo profetico nella direzione della costruzione di un nuovo umanesimo.
Giuseppe Nativo
2 commenti su “Cattolica. Premio Logos Cultura al poeta Domenico Pisana”
Speriamo che anche rtm istituisca “il premio al miglior commentatore ” anche noi siamo uomini e vorremmo sicuramente sentire le sensazioni che si provano a essere famosi , anche se dobbiamo ringraziare comunque il buon Dio per i nostri talenti , anche se sono quello che sono . Per me la poesia nasce da una dimensione umana profonda , di raccoglimento interiore e meditazione, che può sfociare nella meditazione. La poesia prima di esprimersi nell ‘atto creativo , verbale e creativo , è vita interiore profonda , al di fuori del meccanico e superficiale, che prende pausa ricapitolando e proiettandosi , spesso ribellandosi in cerca di autenticità , personalmente ritengo che il dover essere dei poeti e della poesia debba applicarsi all ‘uomo totale , che nell’interiorita ‘ deve trovare le coordinate di una vita nel tempo degna di essere vissuta , sentendo il rigetto per tutte le deviazioni della modernità.
Ormai abbiamo finito la scorta di parole elogiative nei confronti del ns Domenico Pisana,che possiamo definire,senza piaggeria,l’astro nascente della cultura italiana,con l’orgoglio della sua modicanità Ad Majora caro amico