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I giochi di carte più popolari inventati in Italia

Tempo di lettura: 2 minuti

Da quando si gioca a carte? Con ogni probabilità dalla notte dei tempi. Secondo gli studiosi le carte sono originarie della Cina, della Persia o forse dell’India e sono nate precedentemente all’anno 1000, anche se la prima testimonianza certa delle carte da gioco è un registro della polizia cinese del 1294, che parla dell’arresto di un gruppo di bari, mentre i documenti che ne attestano la presenza in Europa risalgono al 1377. Sebbene le carte più usate siano quelle francesi, l’Italia ha svolto un ruolo importante nella diffusione dei giochi di carte: quelli inventati nel nostro Paese sono infatti decine e nascondono spesso una storia curiosa.

Gioco della Scopa

Tra i giochi di carte più popolari inventati in Italia, la Scopa occupa una posizione di primo piano. Non è chiaro quando e da chi sia stata inventata: risulta già diffusa in tutto il Paese nel XVIII secolo, ma non si trovano testimonianze precedenti. Inizialmente giocata soprattutto a Napoli, pare che abbia avuto origine da due giochi di origine spagnola chiamati Primiera e Scarabucion. Le regole sono note a tutti: la Scopa si gioca con un numero di giocatori da 2 a 4, singoli o in coppia, che usano un mazzo di 40 carte con valori da 1 a 10. Lo scopo principale del gioco è quello di ottenere più punti degli altri giocatori facendo “scopa”, cioè catturando tutte le carte sul tavolo, o conquistando carte speciali che hanno un valore maggiore rispetto alle altre, come il Settebello (il 7 di denari) o le carte di denari. Esistono numerosissime varianti della scopa: la più comune è lo Scopone che si differenzia perché il mazziere distribuisce nove o dieci carte a ciascun giocatore, mentre nella Scopa classica soltanto tre.

Gioco della Briscola

Pure le origini del gioco della Briscola non sono chiare, anche se si pensa che derivi dai giochi francesi della famiglia della Brusquembille e della Bazzica (brisque è un termine tecnico proprio del gioco della Bazzica). È citata per la prima volta nel 1828, la prima citazione letteraria è in un poema del 1847 di Gioacchino Belli, mentre il primo trattato sul gioco della Briscola risale al 1888. La Briscola si gioca con un mazzo di 40 carte con i valori asso, 2, 3, 4, 5, 6, 7, fante, cavallo e re, di semi italiani o francesi. Si può giocare in due, in quattro a coppie di due, in tre eliminando il 2 di coppe (o fiori), oppure in sei, tre contro tre, eliminando tutti e quattro i 2. L’obiettivo di chi gioca a Briscola è totalizzare più punti degli altri giocatori vincendo le cosiddette “mani”. Si aggiudica la mano chi gioca la Briscola più alta oppure chi gioca la carta più alta nel seme di mano. Come per la Scopa anche per la Briscola ci sono diverse varianti, ad esempio quella “a chiamata”.

Gioco del Tressette

Quasi certamente di origine spagnola anche se la radice del nome resta incerta, il Tressette viene citato già nel 1725 nel poema “Ludus, vulgo dictus Tresette in quattro, latino metro descriptus” del letterato e poeta piacentino Gaetano Biondelli, e successivamente in alcuni testi napoletani. Il Tressette si può giocare da 2 fino a 4 giocatori, solitamente a coppie. A causa della sua natura fortemente regionale, con moltissime varianti a seconda della località in cui viene giocato, il Tressette non ha regole universalmente condivise e accettate. Lo scopo del gioco è totalizzare più punti degli avversari, che si ottengono vincendo le “prese” e accumulando carte con punteggi diversi.

Gioco del Sette e mezzo

Il Sette e mezzo è un gioco di carte dalle origini incerte che affonda le sue radici nella tradizione natalizia napoletana: in passato, infatti, si era soliti giocarlo in occasione delle festività di fine anno. E ancora oggi molte famiglie campane e del sud Italia giocano a Sette e mezzo con amici e parenti durante il periodo natalizio, insieme ad altri giochi tipici come la Tombola e il Mercante in Fiera. È comunque sbagliato associarlo solamente al Meridione e al Natale perché si ormai diffuso in ogni zona d’Italia. A Sette e mezzo si può giocare da un minimo di 2 giocatori fino a un massimo di 10/12 o anche di più, e la particolarità sta nel fatto che i giocatori non competono fra di loro ma ognuno compete esclusivamente contro il mazziere di turno. Lo scopo del gioco è quello di realizzare il punteggio più alto possibile senza “sballare”, cioè senza superare i 7 punti e mezzo. Le carte dall’asso al 7 valgono tanti punti quanto è il loro valore numerico, le figure valgono mezzo punto e il re di denari, detto la “matta”, è una sorta di jolly.

Gioco della Stoppa

Se negli Stati Uniti hanno ideato il poker, che grazie alla tecnologia si è poi evoluto nel video poker, in Italia più modestamente abbiamo inventato la Stoppa, un gioco di carte piuttosto simile che risale a prima dell’unità, quando esisteva ancora il Regno delle Due Sicilie. La Stoppa viene giocata con le carte regionali da un minimo di tre a un massimo di sei persone, anche se il numero ideale probabilmente è quattro. Proprio come nel poker, all’inizio del gioco ogni giocatore deve puntare una somma sul piattino che viene chiamata punto e “beccata”. Successivamente il mazziere distribuisce le carte, una alla volta, tre per ogni giocatore, compreso sé stesso. Ogni partecipante visiona le proprie carte conteggiando il valore in punteggio di ognuna, e a turno prova ad aprire il gioco versando una somma intermedia tra il punto e la beccata scommessi in precedenza. Dopo varie fasi lo scopo finale è sbarazzarsi di tutte le proprie carte prima degli altri giocatori.

Gioco del Ti Vitti

Chiudiamo questa breve presentazione dei giochi di carte più popolari inventati in Italia con il Ti Vitti, molto famoso in Sicilia e in Calabria. Si gioca in due o più persone e lo scopo è quello di esaurire il proprio mazzo di carte prima degli altri, posando l’ultima sulla pila di carte posta al centro del tavolo. Durante lo svolgimento della partita se il giocatore ha una carta da piazzare sulla pila o sul mazzo dei rivali e non lo fa, gli avversari glielo fanno notare dicendo “Ti vitti” (in italiano: Ti ho visto) costringendolo a tornare indietro e ad aggiungere tre carte.

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